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Asparagi: aggiornamento della situazione nazionale

Nella fase iniziale della stagione il meteo gradevole ha favorito un progressivo sviluppo della raccolta dell'asparago che, seppur ancora precocemente, stava aumentando il volume in tutti gli areali, mostrando un buon anticipo della fase fenologica.

Malauguratamente negli ultimi giorni di marzo il deciso ritorno di freddo e in taluni casi i danni da vento hanno comportato un brusco arresto della raccolta in tutti i principali bacini produttivi, a partire dal settentrione fino alla Puglia. Le diffuse gelate hanno quindi penalizzato fortemente le coltivazioni in campo aperto, con apporti pressoché azzerati. Oggigiorno la gran parte dell'offerta proviene dalle serre che stanno fornendo prodotto da ormai oltre un mese. 

I volumi recentemente disponibili sul mercato sono, pertanto, nel complesso fortemente limitati e gli operatori si attendono, a questo punto, una progressione dell'offerta significativa dopo l'avvio del mese di aprile. In questa fase della commercializzazione la domanda di prodotto appare buona da parte dei clienti ma molto discontinua a causa dell'impatto dell'emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese.

Un altro fattore di incertezza e di allarme, è legato al reperimento della manodopera per la raccolta, in particolare quando gli impianti svilupperanno il loro potenziale produttivo, problema che accomuna le specie ortofrutticole in generale creando grande preoccupazione per il settore. Anche dalla Germania arriva questo allarme dove non è garantita la consueta manodopera proveniente dalla Polonia e da altri Paesi vicini e dove in alcuni casi si cerca di rallentare lo sviluppo dei turioni in modo da poter raccogliere e commercializzare il prodotto in maniera più dilazionata nel tempo.

Nel nostro Paese già da diverse settimane risulta presente sui mercati l'asparago spagnolo, distribuito a prezzi molto concorrenziali, e prima ancora erano arrivate forniture provenienti da Messico e Perù. 
In questa fase iniziale della campagna commerciale il nostro export è ostacolato dall'impatto del Coronavirus ed inoltre si rileva una massiccia concorrenza degli esportatori spagnoli che presidiano i mercati del centro-nord Europa, un fattore ricorrente nelle ultime annate. 

Gran parte del raccolto proveniente dai nostri campi viene storicamente commercializzato in Italia. Gli asparagi sono una delle specie che sul mercato nazionale stanno mostrando una tendenza di crescita nell'ultimo triennio: il consumo da parte delle famiglie italiane è passato da circa 26.000 tonnellate nel 2017 ad oltre 29.000 per il 2019, +12% in volume.

Anche sul fronte della spesa, il valore totale per l'acquisto di asparagi è aumentato del 12% in soli 3 anni, frutto dell'incremento dei volumi e nonostante l'ascesa del prezzo medio di acquisto, attualmente fissato a 4,08 €/kg. Trascinano questa ascesa più fattori: l'aumento degli acquisti nell'areale del Nord Est e nel Centro Italia mentre tra i canali di vendita, la GDO appare sempre più protagonista, con un aumento del 21% dei volumi del 2019 rispetto al 2017. 

A fronte di una situazione sia produttiva che commerciale caratterizzata da tante incertezze, si auspica di proseguire questo recente andamento positivo, mai come in questa stagione è importante privilegiare, nelle nostre case, il consumo dell'asparago ottenuto nelle diverse regioni italiane. 

Un ulteriore aspetto che caratterizza questa stagione è l'andamento delle superfici che, in questo 2020, subisce un'inversione di tendenza dopo anni di espansione. La flessione riscontrata è dettata dalla principale area produttiva a livello nazionale, la Puglia, che dopo aver sfiorato i 7.000 ettari durante la passata stagione, scende attorno ai 6.000 ettari. Negli altri bacini produttivi il potenziale sembra essere grossomodo costante nel confronto con lo scorso anno: in Emilia-Romagna la superficie superano i 700 ettari, simile l'estensione nella Regione Campania, mentre nel Lazio le asparagiaie superano i 800 ettari ed il Veneto si conferma al secondo posto con circa 1.900 ettari coltivati. L'estensione in Italia scende a circa 10.700 ettari complessivi (stima CSO Italy). 

Volgendo lo sguardo indietro al 2019, le esportazioni di asparagi italiani avevano superato complessivamente le 7.200 tonnellate, -5% sul 2018, un volume che non si scostava dalla media 2014-17. 
Nella stessa annualità le importazioni avevano evidenziato un aumento di oltre il 20% rispetto al 2018. Con quasi 5.000 tonnellate, le entrate di merce estera si erano posizionate sopra la media del periodo 2014-17 di quasi il 15%.

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Le esportazioni di asparago italiano erano risultate più consistenti ad inizio stagione, complice un avvio di raccolta anticipato nel confronto la stagione precedente ma, avevano poi subito forti ripercussioni, tra aprile e maggio, a causa dell'anomalo andamento meteo, caratterizzato da forte piovosità e basse temperature.

Il principale Paese di riferimento si confermava essere la Germania con oltre 2.500 tonnellate di prodotto spedito ma riportava una flessione sul 2018, pari al -9%. Seguivano Austria con circa 1.300 tonnellate (-18% sul 2018) e Svizzera con poco più di 1.000 tonnellate (+27% sul 2018). Queste prime destinazioni raggiunte rappresentavano quasi il 70% del totale esportato. 

Il volume di asparago importato da fornitori esteri era salito tra marzo e aprile 2019 rispetto all'anno antecedente, grazie ad una notevole movimentazione di merce di origine spagnola. Allo stesso tempo erano leggermente diminuite le entrate dal centro-sud America (meno prodotto dal Perù a fronte di un limitato incremento del Messico). La Spagna, storicamente nostro primo fornitore, aveva mostrato un forte aumento delle spedizioni (quasi 2.300 tonnellate pari a +45% sul 2018) tale da rappresentare quasi la metà dell'import complessivo. 

Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.it

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