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Ennesimo sequestro di limoni a Siracusa: non idonei al consumo

"Sicuramente non c'entra nulla con i tuoi fornitori, ma per conoscenza mi è sembrato giusto informarti di questo fatto grave e cioè che a Siracusa si ripete - ormai con una certa costanza - un'importazione incontrollata di agrumi da ogni parte del mondo, con merce che spesso non rispetta le normative vigenti".

Dozzine di messaggi di questo tenore intasano a catena cellulari e social network, alla notizia dell'ennesimo sequestro di limoni (stavolta di provenienza turca), di cui è stata disposta la distruzione perché si tratta di prodotto non idoneo al consumo, secondo le regole comunitarie. 

Foto dei limoni di provenienza turca sequestrati, ripresa dal sito istituzionale della Regione Siciliana.

La notizia, riportata dal sito istituzionale della Regione Siciliana e ripresa da Siracusaoggi.it riferisce di una "operazione congiunta dell'Ispettorato centrale per la qualità e la repressione delle frodi agroalimentari della sede distaccata di Catania e del Corpo forestale della Regione Siciliana. Nel corso del controllo svolto presso un'azienda importatrice di prodotti ortofrutticoli di Siracusa, sono stati sequestrati oltre ventimila chili di limoni varietà Meyer di provenienza Turca. Il provvedimento si è reso necessario in quanto gli stessi agrumi non presentavano le caratteristiche idonee all'immissione al consumo, come stabilite dalla normativa comunitaria prevista dal regolamento Ue 543/2011. Il prodotto sequestrato sarà obbligatoriamente avviato alla distruzione".

FreshPlaza ha raggiunto telefonicamente Salvatore Imbesi direttore tecnico della Ortogel, azienda storica e importante player internazionale del settore agrumicolo.

"La notizia sconcertante del sequestro - dice Imbesi - giunge dopo due mesi circa dal precedente sequestro - sempre a Siracusa - di 39 confezioni di limoni in rete, di provenienza spagnola, in questo caso, trattati con l'Imazalil, un fungicida potenzialmente cancerogeno" (Vedi notizia correlata: Sequestrati a Siracusa limoni spagnoli trattati con un fungicida potenzialmente cancerogeno.

"Che dire? Sulla questione sono pessimista - ammette Imbesi - non c'è nulla di nuovo rispetto a quanto ho già dichiarato più volte a FreshPlaza negli ultimi anni. Ritengo che qualsiasi sforzo nella lotta all'importazione di prodotto, sia fresco che trasformato, non conforme alle direttive comunitarie - con il dispendio di risorse economiche e di personale che ciò comporta - diventa inutile senza norme certe che garantiscano il consumatore e l'intera filiera sui reali flussi dei volumi in entrata e in uscita".

"Diversamente, nella migliore ipotesi, si continuerà a sequestrare qualche lotto di prodotto, a fronte di centinaia di migliaia di partite importate e spacciate come prodotto italiano. La verità è che pensare al bene del consumatore non porta profitti alle lobby, troppo impegnate a fare affari sulla pelle dei produttori italiani. La soluzione alla contraffazione è semplice! Bisogna istituire un registro nazionale obbligando produttori e trasformatori a dichiarare le reali quantità prodotte e vendute sia come prodotto fresco che come derivati".

Edy Bandiera 

In merito alle attività di controllo, tracciabilità e contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari è intervenuto l'assessore regionale all'agricoltura Edy Bandiera: "Non abbassiamo la guardia. Proseguiamo a ritmo serrato e in maniera capillare l'attività di controllo, tracciabilità e contrasto alla contraffazione sui prodotti agroalimentari in import/export in Sicilia, a difesa della salute dei consumatori e a tutela delle produzioni locali di qualità. In due anni di attività, abbiamo effettuato ben 2.950 controlli presso porti, aeroporti, grande distribuzione organizzata, mercati all'ingrosso e magazzini; abbiamo svolto circa 20mila analisi di laboratorio e oltre 166 sono state le intercettazioni di vegetali e prodotti vegetali non conformi alla normativa europea in materia di barriere fitosanitarie".

Sulla vicenda è intervenuto Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons, il quale ha lanciato un appello ai Nas, al Ministro della Salute e al Ministro delle politiche agricole.

"Chiediamo – afferma Tanasi - di predisporre un'immediata ispezione a tappeto, volta a verificare quali limoni siano entrati e stiano entrando in Sicilia, procedendo al sequestro di quelli che risulteranno pericolosi. Ma, soprattutto, attuare una politica volta a tutelare i prodotti della nostra terra e a garantire tutto il settore dell'agrumicoltura, regionale e nazionale".