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Un nuovo approccio per sviluppare l'ortofrutta

Anche aziende italiane in un progetto in Congo

Entro fine 2019, sarà terminata una piattaforma di lavorazione e logistica nella città di Lukula, nella Repubblica democratica del Congo. Consulente è l'economista Gianluca Bagnara nell'ambito di un progetto cofinanziato dalla Banca Mondiale.

"Stiamo terminando le strutture - afferma Bagnara - ed entro sei mesi l'Agro-parco, come l'ho definito, sarà terminato. Un primo step prevede la realizzazione della linea di lavorazione della manioca, che è il tubero per eccellenza per quelle zone, come le patate in Europa. In un secondo tempo, il prossimo anno, andremo a realizzare una linea per la lavorazione ed essiccazione della frutta esotica".

La piattaforma in corso di costruzione

Il problema di queste aree rurali africane non è tanto la produzione, quanto la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione. Una città come Kinshasa, la capitale, che conta 16 milioni di abitanti, nei propri supermercati vede per lo più ortofrutta estera, proveniente da migliaia di chilometri di distanza. Questo perché in Congo non vi sono molte strutture adatte per lavorare e gestire ortofrutta prodotta a poche centinaia di chilometri.

"Con questo progetto, da 12 milioni di dollari - aggiunge Bagnara - cerchiamo di colmare tale mancanza. Le aziende che forniranno le tecnologie sono tutte italiane. Lo scopo è quello di far lavorare gli agricoltori locali, dare lavoro a coloro che gestiranno la piattaforma e vendere i prodotti, fra cui anche riso, mais e olio di palma, in città".

Il progetto va nella direzione opposta rispetto a quanto accaduto in passato. Qui non vi sono multinazionali che producono a basso costo commodities da esportare all'estero. In questo progetto, si punta a organizzare tutta la filiera, dal campo ai supermercati nazionali.