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Potenziale per il frutto italiano tutto da sviluppare, ma con le varieta' adeguate

E' l'Asia una soluzione alla sovrapproduzione melicola europea? Oggi no

L'Asia resta una sfida e va pensata strategicamente in termini di investimenti a medio-lungo termine. Parlando di mele, oggi per posizionarsi nei mercati di quest'area bisogna avere già prodotto disponibile e adeguato in termini di varietà, qualità (all'arrivo, dopo diverse settimane di transito in container) e gusto. Altrimenti risulta difficile accaparrarsene una fetta. Al di là del prezzo, perciò, nessun operatore pensa realisticamente di poter portare prodotto di dubbia tenuta su questi mercati.

Di recente, una delegazione di funzionari europei e di melicoltori italiani ha presentato una campagna promozionale triennale, "Natural Goodness from the Italian Alps", rivolta ai consumatori attenti alla qualità in Asia. Nell'arco dell'iniziativa, è prevista una serie di eventi di degustazione/campionatura presso centri commerciali di alto profilo, attività di sensibilizzazione dei media, nonché iniziative con l'aiuto di influencer e il coinvolgimento dei social media.

Le attività del progetto sono iniziate ufficialmente a febbraio 2019 e proseguiranno fino a febbraio 2022. L'obiettivo è quello di posizionare le mele italiane sui mercati asiatici, incrementando competitività, export e consumo del frutto nei Paesi target, cioè Malesia, India, Singapore, Hong Kong e Vietnam.

E' sempre bene fare un distinguo tra i mercati già "aperti" alle mele italiane e quelli in cui i protocolli fitosanitari sono ancora in fase di discussione o definizione. Malesia, Singapore e Hong Kong rientrano nella prima lista e per gli operatori italiani risultano interessanti.

Stati Uniti e Nuova Zelanda, seguiti dal Sudafrica, sono i big player nel sud-est asiatico e hanno creato un mercato basato su un tipo di prodotto specifico. E' opinione del settore, infatti, che in Asia si possa costruire un lavoro per il futuro, ma con varietà nuove e attrattive per il consumatore. Questi mercati non si accontentano facilmente e richiedono mele dolci, croccanti e di elevata qualità: sulle varietà tradizionali, l'Italia non risulta quindi un competitor all'avanguardia, ma lo può diventare progressivamente grazie al rinnovo varietale in corso nelle zone più vocate. 

Nei mercati all'ingrosso e nella distribuzione moderna, dove l'Italia può proporsi, la qualità è mediamente molto alta: si trovano prodotti molto innovativi, calibri giusti, colorazione eccellente. Non essendo produttore di mele, tutto quello che il sud-est asiatico importa, lo importa quindi per l'alta gamma.

A ogni Paese il suo gusto di mela
I mercati asiatici stanno crescendo molto in termini di popolazione, di classe media e PIL pro capite. Perciò resteranno destinazioni che qualitativamente richiedono standard elevati. Da segnalare però alcune differenze nel gusto: la Thailandia è l'unico mercato dell'area che tende ad acquistare mele dal gusto più acidulo, in un panorama che predilige generalmente la dolcezza.

Export di mele italianeFonte: Assomela/CSO su dati ISTAT - Clicca qui per un ingrandimento del grafico.

Malesia
I melicoltori italiani torneranno a rifornire il mercato malese dall'autunno 2019; le mele saranno disponibili presso i principali rivenditori a livello nazionale e i prezzi rifletteranno la qualità premium del prodotto. Tra le varietà club non mancherà la Ambrosia, ad esempio.

Nel 2016, la Malesia ha importato oltre 115mila tonnellate di mele, principalmente da Sudafrica, Cina e Francia. La quota europea era del 9,7% sul totale di mele importate sul mercato malese: di questa l'86,41% era rappresentato da prodotto francese, il 6,13% da quello spagnolo mentre l'Italia contava il 5,20% (dati Comtrade). Il nostro Paese è leader in produzione di mele nell'Unione europea, ma nel sud-est asiatico la sua posizione è ancora tutta da costruire.

Una mela italiana su due viene esportata, principalmente nel resto dell'Ue-28; a seguire Medio Oriente, nazioni extra-Ue28 e Paesi africani.

Vietnam
Come emerso dall'ultima riunione del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea, l'accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam dovrebbe essere ufficialmente firmato il 30 giugno. Tale accordo, che assicurerebbe anche la protezione di 169 indicazioni geografiche europee, prevede la quasi completa (99%) eliminazione dei dazi doganali tra i due blocchi (clicca qui per news correlata).

L'accordo di protezione degli investimenti, a causa della sua natura di competenza condivisa, dovrà invece passare anche attraverso le pertinenti procedure nazionali di ratifica in tutti gli Stati membri, prima che possa entrare in vigore. Si prevede quindi che l'orizzonte temporale per l'attuazione di questo atto sarà molto più lungo.