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La rucola della Piana del Sele, un esempio di innovazione e sostenibilita'

"La IV gamma ha reso la Piana del Sele famosa in tutto il mondo; rappresentando l'elemento trainante della nostra agricoltura. Credo nell'importanza nel marchio di area e sono disponibile all'incontro con agricoltori e imprenditori, convinta dell'importanza della sinergia che debba instaurarsi tra enti pubblici e imprenditori". E' con i saluti del sindaco Cecilia Francese che si è aperto il meeting tenutosi lo scorso 4 giugno 2019 presso l'hotel del Commercio di Battipaglia (SA); organizzato dall'Ordine degli agronomi e forestali e dall'Albo dei periti agrari di Salerno, coordinato da Marco Valerio Del Grosso.

La IV gamma rappresenta un settore innovativo e dinamico, in controtendenza rispetto agli altri settori dell'ortofrutta, guadagnando una buona fetta di mercato nella GDO.

Carmine Maisto ha affermato che è fondamentale il ruolo dei tecnici in agricoltura, il cui compito è trasmettere le giuste conoscenze agli imprenditori; inoltre aggiunge che in passato i fondi europei sono stati ben sfruttati per questa zona e si dice speranzoso nella programmazione PSR futura.

Da parte sua, Alfonso D'Ambrosio ha rammentato a tutti che la Piana del Sele non è solo IV gamma e non soltanto rucola; la Piana del Sele è un territorio fertile, brulicante di biodiversità vegetale e animale (ha menzionato il carciofo di Paestum IGP e la Mozzarella di Bufala Campana IGP).

"Nel 2018, l'OP Terra e Orti ha commercializzato 10 milioni di kg di rucola. Quest'ultima è la principale referenza coltivata in IV gamma, con il 47% delle superfici coltivate della Piana del Sele. Credo che l'ottenimento del marchio d'origine per la rucola rappresenti una grossa potenzialità per questo territorio. L'auspicio futuro è seguire le indicazioni ricevute dall'organismo interprofessionale per migliorare la programmazione e per aumentare la shelf-life". Così è intervenuto Emilio Ferrara.

"Diplotaxis tenuifolia, la rucola selvatica, pianta poliennale a crescita lenta e dal sapore intenso, rientra nel disciplinare IGP. Essa rappresenta un vero superfood: ha poche calorie, è ricca di vitamine (soprattutto C e K) e minerali, è inoltre ricca di metaboliti secondari. E' opportuno condurre studi e il sequenziamento su rucola selvatica per dar vita a programmi di miglioramento genetico, in modo da costituire ibridi F1 che diano vita a varietà più produttive e geneticamente uniformi, in modo che produttore, consumatore e GDO ne traggano giovamento". Questo l'intervento della Prof.ssa Antonella Leone.

Vito Busillo ha detto: "Finora abbiamo ottenuto un parere favorevole per la rucola IGP, ma attendiamo il placet dalla Commissione europea! Il marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta può generare solo esternalità positive. Credo che l'IGP costituisca un valore economico e culturale. Se la rucola ricevesse il marchio d'origine, il suo valore economico potrebbe aumentare del 20%, e ciò è testimoniato anche da dati ISMEA. I trend di crescita aumenterebbero e potremmo posizionarci tra i prodotti top ten a livello nazionale. L'IGP costituisce inoltre un elemento distintivo e aggiuntivo a tutela del consumatore".

Al meeting è intervenuto anche un giovane imprenditore, Guglielmo Noschese che per essere sempre all'avanguardia e per tenere il passo con il mercato, deve far fronte a criticità inevitabili. Notevoli sono le difficoltà nel reperire risorse umane qualificate e gravi sono i problemi logistici dovuti a infrastrutture inadeguate. Egli ha espresso il proprio scetticismo circa un potenziale incremento delle vendite per mezzo del marchio IGP, ritenendo fondamentale accompagnare il marchio con una giusta campagna divulgativa.

Flavia Grazia Tropiano è intervenuta dicendo: "Il disciplinare di difesa integrata su ortaggi da foglia è regolato dalla Direttiva 2009/128/CE; tale produzione integrata deve tutelare la produzione e deve garantire reddito ai produttori". Sulla scia della stessa tematica c'è stato l'intervento di Pietro Di Benedetto il quale ha lanciato una provocazione: "La sicurezza alimentare è una cosa, mentre la GDO ha un altro canone di sicurezza e di limiti massimi di residui di agrofarmaci consentiti.In particolare la GDO richiede un massimo di 5 molecole, portando a riutilizzare sempre gli stessi principi attivi. Questo è in contrasto con i principi di lotta integrata; inoltre la GDO richiede residui inferiori ai limiti di legge".

"Oggi le famiglie sono più piccole, spesso si ricorre a pasti destrutturati, che permettono di risparmiare tempo nella preparazione del cibo; in tale scenario, ben si posizionano i prodotti di IV gamma che, grazie ai nuovi e comodi packaging, sono sempre più acquistati. Oggi il consumo di ortofrutta è legato a un fattore edonistico: si preferisce ciò che è bello da vedere, buono da mangiare e profumato a ciò che fa anche bene. Purtroppo, della shelf-life dei prodotti si sa ancora poco; sono stati condotti studi multifattoriali con modelli matematici per provare a predire il destino del prodotto una volta sullo scaffale", ha spiegato il Prof Giancarlo Colelli.

L'incontro si è concluso con l'intervento della prof.ssa Maria Gabriella Nicastro: "E' giunto il momento di tracciare nuovi percorsi per il comparto, in modo da valorizzare i nostri prodotti. L'auspicio è che la storia espressa finora dalla IV gamma funga da esempio per altre filiere".