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Sicurezza alimentare, comincia una nuova era

Arriva Safefood, il dispositivo laser portatile per il controllo del cibo

Nuovo strumento per sventare le frodi alimentari: si chiama "Safefood" ed è un dispositivo laser portatile per lo screening rapido e affidabile della qualità del cibo che finisce sulle tavole dei consumatori.

Il progetto "TECHEA" (Technologies for Health: sistemi per applicazioni alla tutela della salute del cittadino), voluto da ENEA , ha permesso la realizzazione di due prototipi: uno destinato alle attività ispettive di organi di controllo come i NAS dei Carabinieri e l'altro per i controlli di qualità nell'industria alimentare.

Attualmente non esistono in commercio strumenti con queste caratteristiche. I controlli antifrode vengono effettuati in laboratorio con analisi costose, lunghe e complesse, che richiedono personale specializzato.

Sopra: Safefood, il dispositivo mobile sviluppato da ENEA

"Stiamo lavorando per rendere i nostri dispositivi laser strumenti alla portata di chi deve garantire qualità e sicurezza degli alimenti - spiega Luca Fiorani del laboratorio ENEA Diagnostiche e metrologia e responsabile del progetto TECHEA - dalle imprese, alla grande distribuzione fino agli organi ufficiali di controllo".

Finora questa tecnologia è stata testata su alimenti di grande consumo come pesce, bibite e succhi di frutta, latte in polvere, olio d'oliva, pesce e vino. Nei succhi di frutta e nelle bibite analcoliche, il sistema hi-tech permette di identificare la presenza di cinque dolcificanti non dichiarati in etichetta come fruttosio, glucosio, maltosio, aspartame e saccarosio.

A chiarirci più da vicino, con qualche dettaglio, il funzionamento del dispositivo è Adriana Puiu del laboratorio ENEA Diagnostiche e metrologia: "Nel caso di bevande commerciali come i succhi di frutta, le frodi più comuni sono basate sull'aggiunta di acqua ed edulcoranti a basso costo. Crediamo di consumare un succo di frutta dichiarato naturale, e invece ne abbiamo acquistato uno addizionato artificialmente. Emerge quindi l'esigenza di conoscere la composizione delle sostanze dolcificanti presenti nei succhi di frutta commerciali, composizione non sempre dichiarata sulla confezione o mistificata a scopo truffaldino".

In questi casi, sarebbe utile avere a disposizione un metodo di facile utilizzo che consenta in tempo reale di sapere se un dato dolcificante sia presente in una data sostanza alimentare, in particolare un succo di frutta.

"Notiamo che l'aggiunta di dolcificanti al prodotto ne altera la proporzione di zuccheri contenuti - spiega ancora l'esperta - Pertanto, la qualità di un succo di frutta può essere valutata correttamente tramite determinazione del profilo di oligosaccaridi. Le tecniche di riferimento attualmente utilizzate a tale scopo son basate su metodi cromatografici GC e HPLC. Tali tecniche sono dispendiose, richiedono tempo e personale specializzato, e sono difficili da implementare in un ambiente on-line o comunque al di fuori di un laboratorio".

"In alternativa - continua Puiu - un approccio basato sulla spettroscopia IR considera l'intera composizione del campione ed è ampiamente utilizzato in generale come attività da laboratorio per identificare e studiare sostanze chimiche attraverso la misura di frequenze roto-vibrazionali delle molecole eccitate. Le bande di assorbimento nella lunghezze d'onda MIR sono caratteristiche dei legami chimici e dei gruppi funzionali di una molecola, quindi lo spettro globale agisce come un'impronta digitale per un dato composto. Ciò vale anche per gli zuccheri. In particolare, la spettroscopia infrarossa consente di quantificare simultaneamente il contenuto di fruttosio, saccarosio e glucosio in un succo di frutta, essendo tale dato riconosciuto dalla comunità scientifica come un biomarker di autenticità".

Questo è quanto è possibile realizzare con il prototipo "Safefood", uno strumento automatizzato in grado di rilevare specifiche firme spettrali di zuccheri, e composti organici in generale, a bassa concentrazione. La tecnica adottata da "Safefood" si basa "sulla spettroscopia di assorbimento laser IR per effetto fotoacustico (LPAS), un metodo caratterizzato da elevata sensibilità e selettività, ma anche da robustezza e semplicità, tutte qualità importanti volendo finalizzare la ricerca alla realizzazione di un apparato trasportabile".