Paesi Bassi: polemica sui residui chimici in frutta e verdura d'importazione
Tutto ha preso le mosse da un recente rapporto dell'Autorità olandese per la sicurezza alimentare (NVWA), dal quale si evinceva la presenza - nei campioni monitorati - di un 1% di risultati fuori norma. Secondo la Ong - e anche secondo alcune istituzioni che favoriscono il commercio tra Paesi Bassi e nazioni extra-UE - "si tratta di un 1% di troppo". L'obiettivo è quello di ridurre a zero le irregolarità.
L'utilizzo di agrofarmaci di sintesi, spesso indispensabile ai fini agricoli e produttivi, è già da tempo sotto i riflettori, e oggetto di dibattito. Molte catene di supermercati hanno già fissato parametri, per i propri fornitori, ben inferiori alle normative comunitarie. Ad esempio, Plus ha chiesto di non utilizzare alcuni principi attivi nocivi. Jumbo usa anche una lista nera, nella quale sono inclusi potenziali residui che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) figurano nelle classi di rischio più alte. Albert Heijn vuole che i suoi coltivatori olandesi,entro il 2019, smettano di utilizzare 27 principi attivi, considerati i più dannosi.
L'Ong Foodwatch ha stilato un elenco di 140 sostanze che, sulla base di valutazioni scientifiche riconosciute, non dovrebbero più essere utilizzate nella produzione di frutta e verdura. Secondo gli esperti, tuttavia, la richiesta di Foodwatch ai retailer non aggiungerebbe nulla alle misure già applicate attualmente. Il dibattito dovrebbe passare dal livello commerciale a quello politico.