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Due trombe d'aria cancellano alcune aziende serricole della Sicilia sudorientale

Nella mattinata del 25 marzo 2018, nella zona sudorientale della Sicilia una tromba d'aria (ma forse erano due) ha colpito diverse aziende che, come si può vedere dalle foto, sono state completamente rase al suolo. In valore assoluto, non si tratta di un danno molto esteso (è in corso un censimento delle aziende coinvolte e dei danni, NdR), ma il dramma è che quelle colpite si possono praticamente definire delle ex-aziende o quasi.



I danni maggiori si sono registrati al confine tra il Comune di Pachino e quello di Noto (zona Marzamemi), nel comune di Portopalo in prossimità dell'Isola delle Correnti e al confine tra il comune di Noto e quello di Ispica, contrada Burgio.

Le istituzioni locali si sono attivate per chiedere il riconoscimento dello stato di calamità, ma l'esito che ne deriverà rimane un'incognita.

I cambiamenti climatici sono sempre più frequentemente causa di danni non solo alle colture, ma anche alle strutture che le contengono. Le serre sono certamente costruite in modo da resistere ai fenomeni meteorologici ordinari, come le precipitazioni e i venti forti. Nulla però è possibile contro eventi eccezionali che, come in questo caso, sono semplicemente devastanti. Il comparto si è appellato alle Istituzioni, affinché siano al fianco delle famiglie colpite.



Ancora una volta emerge quanto i cambiamenti climatici siano diventati una ulteriore voce di spesa da conteggiare nel bilancio aziendale. Altre volte ci si è appellati a Stato e Regione per gli indennizzi, ma quei tempi sembrano essere, purtroppo, terminati definitivamente. L'unico strumento rimasto, ma solo per le aziende che se lo possono permettere, è la stipula di polizze assicurative contro gli eventi calamitosi. In tempi difficili come quelli attuali, le aziende orticole che a stenti riescono a non fallire, dovrebbero poter contare sull'intervento concreto delle Istituzioni.

I climatologi lo dicono chiaramente: gli eventi meteorologici estremi saranno sempre più frequenti e i periodi siccitosi sempre più lunghi. Per non parlare del ripetersi di violenti nubifragi e trombe d'aria devastanti, come quelle di domenica scorsa.