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Polemica tra Paesi Bassi e Spagna sulla certificazione bio dei prodotti orticoli in serra

La rapida espansione, in Spagna, delle superfici serricole destinate alla coltivazione di ortaggi biologici ha suscitato critiche da parte dei Paesi Bassi: questi ultimi sostengono che la penisola iberica possieda oltre 1.000 ettari di serre "bio" dove in realtà si coltiva su suolo proveniente da altre zone.

La lobby dell'agricoltura olandese sostiene che le regole europee per l'agricoltura biologica richiedano che le colture siano piantate in terreni a loro volta certificati come biologici.

Unica eccezione, considerate le caratteristiche ambientali, è prevista per i produttori scandinavi, i quali possono certificare i propri prodotti come biologici pur se coltivati su substrato. Tal eccezione sarà tuttavia gradualmente eliminata nell'arco dei prossimi 10 anni, come recentemente annunciato dall'Unione Europea.

Sebbene i produttori dell'Europa meridionale abbiano anche loro richiesto di avvalersi di questa eccezione, in modo che le colture fuorisuolo (su substrato) possano anch'esse soddisfare i requisiti della produzione biologica certificata, l'Unione Europea non ha risposto a tale richiesta.

La produzione biologica in Spagna deve quindi sottostare alle normative generali e, al momento, non potrebbe - secondo la controparte olandese - essere certificata come tale. Lo ha affermato Tjeerd de Groot, deputato olandese, nel richiedere ulteriori chiarimenti in relazione alla problematica in questione. Egli ritiene che ciò porti a una concorrenza sleale nei confronti dei produttori olandesi ed europei, ai quali è invece richiesto di soddisfare requisiti severi.

Il deputato olandese ha chiesto al segretario di stato di chiarire la situazione riguardante il metodo spagnolo della "coltivazione di prodotti biologici su substrato, con l'aiuto di suolo ausiliario".

A questo proposito, si precisa che la coltivazione idroponica su un substrato di cocco, molto popolare nei Paesi Bassi, non è certificata e nemmeno riconosciuta come biologica dall'Unione Europea.

Secondo il direttore commerciale di una delle maggiori aziende spagnole produttrici di ortaggi bio con sede ad Almeria, la Mungiverde, che possiede oltre 400 ettari destinati alla coltivazione biologica su una superficie totale di 1.500 ettari, "i Paesi Bassi hanno problemi con la loro falda freatica (un accumulo sotterraneo di acqua a una profondità relativamente ridotta). Noi in Spagna non abbiamo questo tipo di problemi, guadagnando un chiaro vantaggio competitivo - ha spiegato Antonio Ruiz Rodríguez - Per questa ragione, la lobby olandese sta addirittura esortando l'Unione Europea a riconoscere la coltivazione idroponica come biologica".

"Noi possediamo molto più terreno, e anche più naturale, e loro da questo punto di vista sono svantaggiati. Ogni Paese tenta di difendere i propri interessi, è normale - ha aggiunto Antonio Ruiz - I Paesi Bassi, ad esempio, continueranno a mantenere un enorme vantaggio dal punto di vista della logistica, rispetto a noi".

La produzione biologica è un'area operativa strategica per Mungiverde, sebbene il suo rendimento sia in calo negli ultimi anni. "I prezzi dei prodotti biologici continueranno a diminuire, dal momento che l'offerta sta superando la domanda. Credo dunque che alla fine le colture bio rimpiazzeranno quelle convenzionali. Siamo convinti che questo sia il modo migliore di assicurare la sopravvivenza dei produttori, poiché la guerra dei prezzi tra i prodotti convenzionali sta raggiungendo livelli insostenibili".

Testo e traduzione FreshPlaza. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: