Quindi: carne si o carne no? Qualunque sia il regime alimentare scelto, l'importante è sempre e comunque salvaguardare la salute. Se non si segue una dieta equilibrata e corretta, c'è il rischio di soffrire di determinate alterazioni.

"Che le persone siano vegane, vegetariane o onnivore, è necessario fare le opportune analisi per stabilire le eventuali specifiche carenze. Solo così si possono fare le giuste integrazioni". A dichiararlo durante la puntata di Matrix del 25 ottobre - dedicata all'importanza etica del veganismo e su come influisce sulla salute - è il medico nutrizionista Pietro Migliaccio. "Spesso gli onnivori soffrono di colesterolo alto, per esempio, mentre i vegani devono fare i conti con carenze di vitamina D e B12".
Il nutrizionista sottolinea poi la necessità di documentarsi sulle filosofie alimentari che si intraprendono. "Manca infatti informazione. In particolare per quel che riguarda i bambini in età evolutiva". Di casi di cronaca al riguardo ne abbiamo e sono appunto esempi di mala informazione.
In merito poi allo street food (cibo da strada), Migliaccio sostiene che da un punto di vista scientifico, non c'è da preoccuparsi. "Ci piaccia o meno, le aspettative di vita si sono allungate e siamo oltre gli 80 anni, nonostante - forse - si mangi male".

Nel corso della trasmissione, interessante anche l'intervento dell'antropologo Marino Niola il quale sottolinea come, in generale, le diete stiano diventando una specie di religione: di fatto, la popolazione si sta dividendo in tribù alimentari. "Una volta si diceva che siamo quello che mangiamo, ora si potrebbe dire l'esatto contrario: siamo quello che non mangiamo e ci identifichiamo in base alle nostre esclusioni alimentari. La coesistenza pacifica delle tribù è visione utopica, quindi capita che c'è chi pensi di aver trovato la via eletta da seguire".
Niola poi parla anche di razzismo. "Spesso, infatti, tra salutismo e razzismo il passo può essere breve. In una società dove la performance, l'efficienza, l'aderire a un certo format diventano fondamentali, tutti quelli che sono al di fuori vengono considerati diversi, inferiori. Si corre il rischio quindi di un apartheid alimentare; negli Stati Uniti un esempio è l'atteggiamento nei confronti delle persone sovrappeso: questi veri finanziatori del junk food, vengono al contempo additati alla pubblica condanna come onnivori compulsivi. Non sarà razzismo conclamato, ma gli si avvicina molto".