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Perché non va confuso un marchio commerciale con una DOP: il caso dell'aglio bianco polesano

L'aglio è una coltura diffusa nel Polesine, in Veneto, dove vanta una tradizione sia per la produzione che per la sua lavorazione prima della vendita. Storicamente, la presenza di tale coltura nella rotazione aziendale è rilevata già nel XVI secolo. Il fatto che la coltura dell'aglio si sia radicata sul territorio nel tempo, è la base per il riconoscimento di questo prodotto come una DOP-Denominazione di origine Protetta.

La storicità della produzione dell'Aglio Bianco Polesano DOP è ampiamente documentata: già nel 1833 in alcuni documenti viene citato il cosiddetto "oro bianco del Polesine" per il suo ruolo da protagonista nel comparto economico della provincia di Rovigo.



L'Aglio Bianco Polesano DOP è caratterizzato da un bulbo bianco brillante uniforme, di forma regolare e compatta. La DOP è ottenuta a partire da ecotipi locali nonché dalla varietà Avorio, selezionata partendo dagli stessi ecotipi. Il prodotto per la categoria "Extra" dovrà avere un calibro minimo di 45 mm, per la categoria "Prima" un calibro di 30 mm.

La raccolta avviene durante il mese di luglio e la commercializzazione fino al maggio dell'anno successivo. Viene lasciato essiccare al sole per 25/30 giorni. Deve, infatti, prendere tanto sole e aria e quando piove viene immediatamente coperto. Questo processo è fondamentale per far assumere all'aglio quel colore bianco brillante che lo caratterizza. Segue poi l'immagazzinamento e lo stoccaggio.

Oggi gli ettari dedicati alla DOP sono circa 70. L'area ricompresa nel marchio è quella di: Polesella - Rovigo - Crespino - Fiesso Umbertiano - Villamarzana - Villadose - San Martino di Venezze - Frassinelle Polesine - Lendinara - Fratta Polesine - Castelguglielmo - Canda - Adria - Occhiobello - Papozze - Lusia - Ceregnano - Villanova del Ghebbo - Arquà Polesine - Pontecchio Polesine - Costa di Rovigo - Pincara - Villanova Marchesana – Bosaro – Canaro – Gavello – Guarda Veneta – Pettorazza Grimani – San Bellino.

L'area interessata è caratterizzata dalla presenza di suoli fertili, frutto delle numerose inondazioni ed esondazioni, avutesi nei secoli, dei due fiumi che la delimitano a sud e a nord, ovvero il Po e l'Adige. L'opera dei fiumi ha portato alla creazione di suoli di medio impasto, argilloso/limosi, ben drenati, porosi e fertili che ben si addicono a una produzione di pregio qual è l'Aglio Bianco Polesano.



La DOP è ottenuta a partire da ecotipi locali nonché dalla varietà Avorio, selezionata partendo dagli stessi ecotipi. Il prodotto per la categoria "Extra" deve avere un calibro minimo di 45 mm, per la categoria "Prima" un calibro di 30 mm.

Solo il 5% della produzione è destinata all'estero, anche se piccole catene della distribuzione moderna in Germania e Svizzera stanno cominciando a trattarlo; grazie alle sue straordinarie qualità - il profumo delicato, l'aroma intenso, l'elevata conservabilità – piace tantissimo ai consumatori di questi paesi d'oltralpe. Ma la maggior parte dei volumi viene venduta in Italia, in particolare nel Nord, soprattutto attraverso la Gdo.


Una tipica lavorazione "a treccia" dell'aglio.

Al contempo, le superfici investite nella coltivazione di Aglio bianco DOP stanno aumentando in modo sensibile e si stanno moltiplicando gli investimenti tecnologici da parte dei produttori e dei confezionatori: segnali di un processo di sviluppo che deve essere promosso e sostenuto.

La DOP non va confusa con un marchio commerciale

Servono più cultura e più informazione, per capire che dietro a una Denominazione di Origine Protetta ci sono valori forti: il rispetto dell'ambiente e della biodiversità attraverso le rigide regole imposte per la produzione, ma anche il valore storico e sociale, che si tramuta anche in valore turistico, dato che tale coltura è intrinsecamente connessa con il territorio, le sue tradizioni e la sua storia.

Massimo Tovo, Presidente del Consorzio di tutela dell'Aglio Bianco Polesano DOP, sottolinea: "Si deve ancora lavorare molto sull'informazione verso i consumatori. Ancora pochi sanno con precisione cosa sono i prodotti a marchio e qual è il loro livello di qualità; e si rischia di competere tra un marchio semplicemente commerciale e una DOP, dove magari è solamente il prezzo a indurre la scelta di acquisto da parte del consumatore".

Oggi sul mercato globale stanno cercando di imporsi prodotti a basso prezzo ma di scarsissima qualità; per questo è necessario difendere e proteggere le produzioni a marchio, il loro valore e la loro storia.

"Sarebbe necessario a nostro avviso – continua il Presidente Tovo – posizionare in modo corretto ed efficace sul mercato interno i prodotti a marchio, ad esempio facendo in modo che la Gdo regionale inserisca obbligatoriamente nei propri punti vendita i DOP/IGP/Bio del territorio. Non costerebbe nulla e sarebbe un grande aiuto per i nostri prodotti".

Aggiunge Carlo Nicoletto, DAFNE, Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente – Università degli Studi di Padova: "I prodotti a marchio rappresentano una risorsa per il sistema Italia, poiché legano in modo indissolubile territori, competenze, tradizioni e qualità alle produzioni. Molto spesso esistono difficoltà oggettive che rendono complesso l'inserimento di questi prodotti su mercati più ampi in seguito a ridotta comunicazione, frammentarietà dell'offerta e disorganizzazione logistica".

Il Consorzio di Tutela aglio bianco polesano DOP
Dopo un iter iniziato nel 2009, l'Aglio bianco polesano ottiene dall'Unione europea il marchio DOP nel 2010. Il 21 dicembre 2010 è stato costituito il Consorzio di tutela dell'Aglio Bianco Polesano DOP, con la collaborazione dell'Azienda speciale per i mercati ortofrutticoli di Lusia e Rosolina, della Camera di Commercio di Rovigo e della cooperativa Il Polesine, che è stata il comitato promotore del marchio DOP.

Il Consorzio, riconosciuto e incaricato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, opera per tutelare e promuovere la denominazione Aglio Bianco Polesano DOP. Collabora con i produttori e i confezionatori che intendono adottare il disciplinare di produzione. I soci ad oggi sono 25 tra confezionatori e produttori.
Data di pubblicazione: