In base ai dati relativi alle sole vendite a peso imposto avvenute in iper e supermercati (che rappresentano l'87% delle vendite bio nella Gdo), emerge che dal 2012 al 2015 il comparto è cresciuto in valore del 16,8%, mentre per quest'anno si segnala una crescita del 17,6% rispetto al 2015, arrivando a un valore di poco superiore ai 100 milioni di euro.
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Silvia Zucconi di Nomisma, durante il convegno organizzato a Sana dal Ccpb, mentre presenta i dati dell'ortofrutta bio.
Di questi, sempre considerando solo iper e super, la voce più consistente è rappresentata dalla frutta fresca (IV gamma esclusa) con 49 milioni di euro e una quota del 5,8% sulla categoria, con una crescita del 37,8% rispetto al 2012 e del 26% rispetto all'anno scorso.
Segue la verdura fresca, per un valore di 34 milioni di euro; un segmento cresciuto di quasi il 30% in quattro anni e del 17% rispetto al 2015.
Nella IV gamma bio invece c'è da segnalare la grossa differenza tra il mondo delle verdure e quello della frutta. Il primo infatti vale quasi 17 milioni di euro e ad oggi è cresciuto del 47,7% e del 20,7% rispettivamente rispetto al 2012 e al 2016. Completamente opposto il caso invece della frutta fresca di IV gamma, che rappresenta una piccolissima frazione del mercato, per un valore di appena 103mila euro, un segmento addirittura in calo (-85,9% rispetto al 2012 e -52,4% rispetto all'anno scorso).
I dati Nomisma indicano, che considerando le vendite di bio a peso imposto in iper, super, LSP e discount, da gennaio a giugno sono state commercializzate 17.423 tonnellate di frutta bio: +17% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. In termini di referenze, le voci maggiori sono i limoni (40%), le arance (15%), le banane (12%) e la mele (10%).

Le vendite di ortofrutta bio in iper, supermercati, LSP e discount, da gennaio a giugno 2016. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico Nomisma su dati Nielsen)
Nello stesso periodo, sono state vendute 13.387 ton di ortaggi bio: un +19% rispetto all'anno scorso, con patate (22%), pomodori (19%), carote (19%), cipolle secche (16%) e zucchine (12%) a rappresentare la top five nelle vendite.
Nomisma è anche andata a indagare, con una serie di interviste, i motivi del consumo di biologico tra gli italiani. Così si scopre che negli ultimi 12 mesi, 3 famiglie su 4 (74%) hanno acquistato almeno una volta frutta o verdura fresca bio e che, dopo l'olio extravergine di oliva, sono proprio frutta e verdura le due referenze biologiche più acquistate almeno una volta l'anno. Ancora, è emerso che tra chi compra bio il 29% vorrebbe sugli scaffali una maggiore offerta di frutta fresca biologica, mentre il 26% lo vorrebbe di verdure e ortaggi.
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Un momento di Sana 2016.
Infine la ricerca Nomisma è andata indagare altri 3 elementi del consumo di ortofrutta biologica in Italia: canali d'acquisto; profilo dell'acquirente e criteri di acquisto. Sul primo versante si rivela come il 43% dei consumatori di biologico acquisti in iper e supermercati, il 26% direttamente dal produttore, il 12% in negozi specializzati e il 10% in piccoli negozi di generi alimentari non specializzati in bio. Residuale la percentuale di coloro che invece acquistano bio nei discount (5%) o su Internet (2%).
Ma qual è il profilo del consumatore italiano di frutta e verdura bio? Come si nota dal grafico sottostante, a spingere gli italiani a consumare biologico sono soprattutto lo stile alimentare, il reddito (più è alto e più è diffuso il consumo di bio), il titolo di studio (anche qui il consumo aumenta quanto più alta è l'istruzione), la situazione lavorativa e quella familiare, con i nuclei con figli più propensi a mangiare frutta e verdura biologica rispetto a quelli senza figli.

Il profilo del consumatore italiano di frutta e verdura bio. Clicca qui per consultare il grafico a dimensioni maggiori. (Grafico Nomisma su indagine per ICE-Sana 2016)
Ma di un prodotto biologico, il consumatore che voglia acquistarlo a cosa guarda? A questa domanda, il 29% degli intervistati ha risposto in prima battuta la stagionalità, il 27% invece l'origine italiana; quindi troviamo letteralmente uno scalino, perché solo il 13% dei consumatori di biologico in prima battuta guarda alla convenienza o al prezzo basso, mentre appena il 12% considera l'aspetto.
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Le voci della grande distribuzione e dei produttori
Questi i numeri di Nomisma, ma sul consumo di biologico in Italia è interessante sentire anche le altre voci della campana: quelle della Gdo e quelle della produzione, tant'è che al convegno del Ccpb hanno partecipato anche esponenti dell'uno e dell'altro mondo. Vediamo in sintesi le loro opinioni, alle volte contrapposte, come nel caso dei prezzi.




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