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Monsanto ritiene inadeguata e incompleta la proposta di acquisizione da parte di Bayer, ma lascia la porta aperta

Di fronte all'offerta miliardaria di Bayer (62 mld di dollari) avanzata qualche giorno fa (cfr. FreshPlaza del 24/05/2016), la dirigenza della multinazionale Monsanto ha giudicato unanimemente "incompleta e finanziariamente inadeguata" la proposta e l'ha per ora rispedita al mittente, pur rimanendo disponibile a nuove negoziazioni.

Alcuni azionisti di Monsanto hanno giudicato l'offerta di Bayer non adeguata al valore dei titoli quotati in Borsa; altri hanno notato che l'acquisizione di Syngenta AG da parte della China National Chemical Corp a febbraio condusse a un maggiore premio per gli azionisti.

La mossa di Monsanto era comunque ampiamente attesa; Bayer ha risposto accogliendo positivamente la volontà di mantenere la porta aperta e si è detta in grado di sostenere ogni potenziale ostacolo di natura finanziaria o regolatoria da parte delle autorità antitrust.

Certo è che, secondo molti, entrambe le compagnie avrebbero bisogno di fondersi, ora che la Cina si è imposta come primo attore mondiale nel settore dell'agribusiness.

A tal proposito, FreshPlaza ha raccolto il parere di Alessandro Silvestrelli, Managing Director di Rijk Zwaan Italia, il quale ha ricordato come gli anni '80 e '90 videro già i primi processi di aggregazione nel comparto sementiero: "Un fenomeno che sembrava essersi quietato per diverso tempo e che ora ha invece ripreso vigore e accelerazione".

Secondo Silvestrelli: "Le grosse fusioni e acquisizioni, se possono comportare dei vantaggi, portano al contempo anche problemi di riassetti e riorganizzazioni. Oggi Bayer ha già una propria divisione sementiera (Nunhems), per esempio, e andrebbe valutato cosa eventualmente dismettere a seguito di una fusione con Monsanto".

Che le due compagnie possano trovarsi d'altro canto nella situazione di essere "costrette" a una fusione discende proprio dallo scompiglio negli assetti mondiali determinato dalla pesante discesa in campo della Cina, fino a ieri assente dallo scenario dell'agribusiness.

"Una fusione Bayer-Monsanto - osserva Silvestrelli - offrirebbe alla prima la possibilità di crescere in Asia, USA e Africa; mentre la seconda riuscirebbe in parte a ripulire la propria immagine, compromessa, a torto o a ragione, dalle note polemiche contro gli OGM, il glifosato e simili. Inoltre, oggi la possibilità di offrire ai mercati un pacchetto completo, dalle sementi ai prodotti chimici per l'industria agricola, è un aspetto molto importante. Da un punto di vista dimensionale, inoltre, Bayer-Monsanto tornerebbe in cima alla classifica".

E il terremoto in corso tra i colossi del settore potrebbe non essere finito qui: "Si tratterà di vedere, per esempio, come agirà la compagnia BASF per non essere tagliata fuori dai giochi", conclude Silvestrelli.