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I risultati del Report Agri 2000 presentato a Expo

Agricoltura sostenibile, il caso delle mele: quale la percezione del consumatore?

Ieri, 30 settembre, all'auditorium di Cascina Triulza all'Expo di Milano, è stato presentato il nono Rapporto dell'Osservatorio sulla innovazione e sostenibilità nelle imprese agricole realizzato da Agri2000. L'azienda bolognese, che da 30 anni opera nei servizi e nella ricerca per il settore agroalimentare, ha promosso lo studio in collaborazione con Fedagri-Confcooperative.



L'obiettivo è ambizioso: comprendere come il consumatore percepisce il concetto di sostenibilità della produzione agricola - in tutti i suoi aspetti: ambientale, economico, sociale - con l'esempio particolare delle mele.

Qualità e prezzo, dunque, non sono più gli unici parametri su cui basare le scelte. I consumatori italiani sono sempre più curiosi di conoscere, oltre le caratteristiche qualitative dei prodotti, ciò che è a monte della produzione, ovvero se il prodotto è coltivato rispettando l'ambiente e i lavoratori, il territorio rurale e le comunità che lo abitano.



"Serve un nuovo modo di comunicare al consumatore ciò che sta dietro la produzione – ha detto Camillo Gardini, presidente di Agri 2000, che ha moderato l'incontro – Valori importantissimi per ogni cittadino e capaci di spostare le scelte di acquisto. Il cibo che scegliamo tutti i giorni ha un impatto sulla tutela del territorio, sulla permanenza di comunità in aree spesso svantaggiate o periferiche, sul mantenimento della biodiversità, sull'ambiente, sul mantenimento dell'occupazione e sullo sviluppo economico. Merita sicuramente più attenzione e nuovi paradigmi per la sua completa valorizzazione".

I principali risultati dell'indagine, condotta a settembre 2015 su un campione di 717 consumatori di tutto il territorio nazionale, sono stati presentati da Ciro Lazzarin di Agri2000.

"Uno dei primi risultati messi in luce dall'indagine – ha spiegato Lazzarin – è che i consumatori non trovano nei punti vendita prodotti sui quali sia indicato chiaramente e con trasparenza la provenienza da agricoltura sostenibile. In generale, abbiamo riscontrato una maggiore attenzione da parte dei consumatori verso aspetti collegati alla sostenibilità ambientale, scelti dal 66% del campione, rispetto a quelli socioeconomici, fermi al 34%".
 

 
Un dato che fa presagire per il mondo agricolo importanti opportunità, ma anche responsabilità, riguarda l'autorevolezza dell'informazione sul tema della sostenibilità delle produzioni. Il 48,5% degli intervistati considera, infatti, fonte autorevole di informazioni proprio i produttori. Che precedono anche le associazioni dei consumatori (45,2%), mentre minore fiducia è riposta nelle istituzioni (23%) e nelle Università (25%).



Nell'ambito dell'indagine, è stato realizzato anche un focus sulle mele, che ha evidenziato un giudizio positivo da parte dei consumatori sulla sostenibilità delle mele italiane: il 95% del campione si è detto interessato ad avere più informazioni sul tema. Nella decisione di acquisto, i temi della sostenibilità ambientale e socioeconomica vengono messi sullo stesso livello del prezzo e della varietà, ovvero i due aspetti che abitualmente orientano le scelte, e prima del marchio del produttore o del distributore.

"Il che – ha osservato Lazzarin – conferma il desiderio dei consumatori di essere più informati sui processi che stanno dietro i prodotti agroalimentari che acquistano".

Quali opportunità per la produzione agricola?
Alessandro Dal Piaz, direttore di Assomela, ha ricordato cosa ha fatto in 30 anni il sistema melicolo trentino in termini di sostenibilità. A cominciare dal trasferimento della ricerca e diffusione di tecniche di coltivazione progressivamente più sicure per il consumatore e più rispettose del territorio, con risultati concreti e dimostrabili. In alcuni casi anticipando anche l'evoluzione normativa.



"Il mondo agricolo - ha ammesso Dal Piaz - è stato carente nel comunicare. E, per aumentare di credibilità, occorre comunicare attraverso un progetto condiviso, informare sui risultati e gli impegni futuri, dando così il giusto valore al lavoro dei frutticoltori". Soprattutto potenziando l'azione di lobby che tutti gli altri settori sfruttano meglio.

E la distribuzione?
"Da oltre 27 anni Coop Italia ha inserito il proprio marchio di impresa sulle produzioni ortofrutticole provenienti da produzione integrata ed è stata la prima catena di distribuzione ad aver investito nelle produzioni biologiche con l'obiettivo di garantire ai propri consumatori la sicurezza alimentare, la tutela dell'ambiente, la valorizzazione dei prodotti e dei territori". Lo ha affermato Maurizio Brasina, direzione Qualità di Coop Italia, ripercorrendo i passaggi che l'insegna ha affrontato "per migliorare la sostenibilità delle produzioni agricole Coop".



Sostenibilità che Coop intende non solo da un punto di vista economico, ma anche ambientale ed etico. Come conferma lo sviluppo del Progetto Etico (che ha riguardato le filiere di fragole, arance, clementine, uva da tavola, pomodori, cavolfiori e finocchi), del Progetto equo-solidale, che vale 30 milioni di euro di fatturato, e più recentemente, di "Origini trasparenti".
 


A Davide Vernocchi, presidente del Coordinamento del Settore ortofrutticolo di Fedagri Confcooperative, il compito di tirare le somme.

"Oggi il processo normativo, comunitario e nazionale che regola le modalità di utilizzo dei fitofarmaci – ha dichiarato Vernocchi - offre garanzie di sicurezza per i consumatori. Ma anche la produzione bio e le limitazioni volontarie operate dai produttori coni disciplinari di produzione integrata avanzata contribuiscono ad aumentare i parametri di sicurezza nell'impiego dei fitosanitari".

Ma, se il mondo agricolo ha perso l'occasione per farsi conoscere, lasciando spazio a pregiudizi e false verità, ora si presenta l'occasione per rimediare. Comunicando meglio.

"Come ha messo in luce l'indagine dell'Osservatorio - ha concluso Vernocchi - i progressi ottenuti fino ad oggi sono stati percepiti solo in minima parte dalla collettività. Come cooperazione agroalimentare, ci adopereremo per incoraggiare una maggiore azione di comunicazione, anche con il supporto delle istituzioni, ma anche per sostenere il processo di innovazione e ricerca utile a trovare soluzioni sempre più adeguate".