Italia: il fenomeno degli empori solidali assume una dimensione nazionale
In cassa si paga scalando dei punti da un monte mensile calcolato sulla base dei componenti della famiglia e del reddito Isee. In Italia gli empori solidali sono attivi dal 2008: i primi sono nati da iniziative delle Caritas a Roma e Prato, in seguito c'è stata una crescita in tutta Italia. Al momento ne sono censiti circa 60, distribuiti sul territorio regionale italiano in modo quasi omogeneo (16 le regioni che ne hanno almeno uno: 9 al Sud, 23 al Centro e 27 al Nord - clicca qui per una mappa degli empori solidali).
Una fotografia di questa rete innovativa è stata presentata all'Expo Gate di Milano, nell'ambito del convegno organizzato da CSVnet, il Coordinamento che riunisce i Centri di Servizio per il Volontariato "Lotta allo spreco e contrasto alle nuove povertà. Il Volontariato porta le sue esperienze a Expo per rilanciare un patto di comunità".
I lavori sono stati aperti dai saluti istituzionali di Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Polizia locale, Protezione civile, Volontariato del Comune di Milano e dal presidente di CSVnet, Stefano Tabò. Spazio poi alle esperienze concrete come quelle di Giacomo Vezzani, vicepresidente dell'Emporio Parma e della Caritas, che ha attivato una rete di 60 empori sul territorio nazionale, come ha raccontato don Marco Pagniello, Coordinatore della rete Empori Caritas.
Rispetto alla lotta allo spreco di cibo, Giorgio Casagranda ha presentato i numeri dell'associazione Trentino Solidale: 7mila kg di cibo recuperato ogni giorno (2mila tonnellate/anno) dai cassonetti con un risparmio economico di 2.300.000 Euro.
Gino Mazzoli, psicosociologo Praxis srl ed esperto di pratiche di welfare generativo ha sottolineato come queste realtà siano capaci di intercettare vecchie e nuove povertà e di creare legami sociali.
Non è facile misurare il valore di questi progetti: confrontando i costi di gestione con la loro capacità di generare e redistribuire ricchezza, è possibile affermare che gli empori solidali, mediamente, hanno un rendimento almeno 7 volte superiore all'investimento fatto.
Ciò è possibile soprattutto grazie all'importanza che viene data alla dimensione delle relazioni: favorire opportunità di incontro tra famiglie o coinvolgere chi beneficia del servizio nelle attività dell'emporio rende queste realtà un luogo oltre che di utilità anche di incontro.
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"Segmentare le responsabilità, o delegare ad altri poco convince e poco risolve il problema delle povertà e dell'emarginazione – ha commentato Stefano Tabò il presidente di CSVnet.
"Le sessanta realtà che abbiamo censito, presenti in 16 regioni, ci dimostrano come il fenomeno degli empori solidali abbia assunto una dimensione nazionale. La corresponsabilità è un motivo trainante e una caratteristica del modo con cui si vuole, in questo caso, rispondere a un bisogno antico, che però si manifesta in modalità nuove, cioè quello del bisogno alimentare, affermando un approccio che vuole preservare la dignità delle persone che ricevono aiuto. Non si tratta solo di tamponare, ma di intervenire per risolvere le cause di indigenza che in questi anni sono cresciute in modo esponenziale. Quindi in questo senso l'emporio è anche un luogo di facilitazione al contatto con chi agisce in questo segmento specifico. Questa particolare esperienza ci dimostra che il volontariato è vivo, è diffuso, è un'opportunità per chi lo pratica, ma soprattutto continua ad essere una scommessa per il futuro".