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La crosta biologica per combattere l’erosione dei suoli nelle zone aride e semi-aride

Le terre aride rappresentano più del 40% della superficie terrestre, coprono oltre 100 paesi e sono alla base del sostentamento di oltre 2 miliardi di persone. Partendo da questi dati, l'ONU sta intensificando i progetti a sostegno delle popolazioni che vivono in questi territori e dei piccoli agricoltori e allevatori che vi lavorano.

I ricercatori del Dipartimento di Agronomia dell'Università di Almeria e della Stazione Sperimentale delle Zone Aride (CSIC-Almería) hanno dimostrato che i batteri, i muschi e i licheni presenti negli ambienti aridi e costituenti la cosiddetta crosta biologica migliorano l'infiltrazione dell'acqua piovana nel suolo riducendone il ruscellamento, uno dei processi responsabili dell'erosione dei suoli. Secondo i ricercatori, l'inoculo di questi organismi nelle aree aride potrebbe essere il primo passo verso la rigenerazione degli ecosistemi con deficit idrico.



La crosta biologica si forma sulla superficie del suolo in quelle zone prive di vegetazione tipiche delle regioni aride e semiaride; si tratta di superfici molto vulnerabili che non possono essere disturbate dal passaggio di bestiame o traffico veicolare o persone senza risentirne.

Le specie pioniere di queste zone sono cianobatteri, muschi, licheni e alghe, tutti organismi che rimangono inattivi durante i periodi di siccità; sono tuttavia sufficienti anche piccole quantità di acqua affinché essi inizino la fotosintesi clorofilliana.

"Aumentando così il contenuto di sostanza organica nel suolo, si migliora la struttura e la porosità del terreno – spiega Sonia Chamizo dell'Università di Almeria e coordinatrice del progetto – il che significa incrementare la quantità di acqua infiltrata nel terreno rispetto a quella ruscellata via. Inoltre, questi organismi, liberando composti polisaccaridi che assorbono grandi quantità di acqua, migliorano ulteriormente l'infiltrazione idrica nel terreno e favoriscono un aumento del contenuto di umidità del terreno. Acqua che potrà essere sia assorbita dalle radici delle piante sia utilizzata dai microrganismi stessi, la cui attività biologica aumenterà la fertilità del suolo, la quale a sua volta favorirà lo sviluppo della vegetazione". Un vero e proprio circolo virtuoso, insomma.

I ricercatori hanno studiato le funzioni della crosta biologica in termini di variabili e relazioni con i processi di infiltrazione dell'acqua ed erosione dei suoli: i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Catena. Confrontando la capacità di infiltrazione dei suoli con crosta biologica rispetto a quella dei suoli coperti da crosta fisica, in quest'ultimo caso la resistenza all'infiltrazione dell'acqua è molto elevata; ciò sottolinea il ruolo fondamentale che questi microrganismi rivestono per favorire l'infiltrazione dell'acqua.

I ricercatori hanno studiato gli ecosistemi semi-aridi di Tabernas e Cabo de Gata, entrambi in provincia di Almeria, e, utilizzando diverse parcelle sperimentali di simulazione, hanno misurato, tra gli altri parametri, la resistenza del terreno all'infiltrazione dell'acqua e la formazione di crosta superficiale che favorisce i processi di ruscellamento ed erosione.

Grazie ai risultati ottenuti dal progetto sul bilancio del carbonio nelle croste biologiche degli ecosistemi aridi (BACARCOS), finanziato dal Ministero dell'Economia e la Competitività, i ricercatori applicheranno il concetto della crosta biologica per il recupero delle aree degradate che presentano una desertificazione avanzata, Sonia Chamizo conclude: "Vogliamo inoculare tali microrganismi nel terreno per rigenerare questi ecosistemi".

Rielaborazione FreshPlaza su fonte: www.phytoma.com