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Dalla ricerca Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015

Italiani e cibo: salutare, divertente, relazionale, identitario, ma 2,4 milioni di famiglie fanno la fame

Gli Italiani sono un popolo di appassionati, intenditori e veri esperti del cibo che si qualifica come divertente, sano, relazionale e identitario. Questi i risultati della ricerca "Gli Italiani e il cibo. Rapporto su un'eccellenza da condividere" realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015 e presentata il 4 luglio a Milano da Francesco Maietta, responsabile dell'Area Politiche sociali del Censis, e discussa da Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario generale del Padiglione Italia, Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, e Maurizio Martina, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.


(Foto: expo2015.org)

Il cibo italiano vince nel mondo perché esiste uno specifico modello nazionale di rapportarsi all'alimentazione. Sono 29,4 milioni gli italiani che si definiscono appassionati, ovvero persone cui piace informarsi e parlare di cibo; 12,6 milioni si ritengono intenditori, capaci di discutere con buone nozioni su preparazioni, ricette e tradizioni; 4,1 milioni si considerano veri esperti.

Per gli Italiani è importante l'identità alimentare, non legata al locale bensì al nazionale. Si registra infatti, una predilezione per il complesso delle tipicità italiane intese come garanzia di qualità e di sicurezza alimentare. E non manca la voglia di sperimentare: 38,5 milioni di italiani preparano pietanze e ricette innovative apprese da ricettari o da programmi televisivi, 29 milioni mangiano piatti tipici di altri Paesi europei (come paella, crepes, gazpacho), 25,7 milioni gustano piatti etnici (come guacamole e cous cous).


(Foto: expo2015.org)

Dalla ricerca Censis emergono però anche dati allarmanti: nell'ultimo anno 2,4 milioni di famiglie non hanno acquistato alimenti necessari a causa di difficoltà economiche (un milione in più nel periodo 2007-2014, ovvero un incremento pari all'85%). La condizione di disagio alimentare è maggiormente riscontrabile in Puglia (16,1%), Campania (14,2%) e Sicilia (13,3%).

Nell'ultimo anno il 12,2% delle famiglie con figli minori (830.000 nuclei) non ha potuto acquistare il cibo necessario a causa di difficoltà economiche. Le famiglie con figli sono anche quelle che hanno subito di più i tagli alla spesa alimentare negli anni 2007-2014: -15,6% le coppie con due figli, -18,2% le coppie con tre o più figli.

Una diseguaglianza sociale e alimentare in crescita, acuita dal periodo di crisi. Nel periodo 2007-2014 le famiglie con capofamiglia operaio hanno registrato una riduzione della spesa alimentare del 17,3% in termini reali, mentre quelle di dirigenti e impiegati del 9,7%, a fronte di una riduzione media del 12,9%.

La foto scattata dal Censis avvalora quanto già presentato a Expo nei giorni precedenti dalla ricerca "Food Poverty Food Bank. Aiuti alimentari e inclusione sociale".


(Foto: cascina.fondazionetriulza.org)

L'indagine, a cura di Giancarlo Rovati e Luca Pesenti, edita da Vita e Pensiero e realizzata con il contributo di Fondazione Deutsche Bank e PwC, evidenzia come il 66% delle strutture caritative convenzionate con Banco Alimentare dichiari di non essere in grado di aiutare un numero di persone sempre crescente.

In particolare si tratta di adulti italiani, persone disoccupate, indebitate e separate o divorziate, che chiedono di poter ricevere un pacco alimentare. La principale causa di povertà nel 2014 è stata proprio la perdita del lavoro.

Nella presentazione dei risultati, Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è inoltre soffermato sul fenomeno in costante aumento dei cosiddetti working poor, coloro che, pur avendo un lavoro, non riescono a sostenersi autonomamente.