Ortofrutta al dettaglio: dopo la crisi, primi segnali in controtendenza
Consumi, dicevamo, che stanno segnando interessanti tassi di crescita in particolare per quanto riguarda le persone con maggiore sensibilità alimentare, perché frutta e ortaggi sono sempre più spesso associate alla salute e al benessere.
Anche a causa dell'embargo russo, che ha determinato un surplus di offerta sul mercato europeo (e conseguente crollo delle quotazioni), nel 2014 i prezzi al dettaglio della frutta sono calati del 2,7%, mentre i volumi sono scesi dell'1,3%, creando un effetto combinato pari al -4%. Gli ortaggi freschi, invece, hanno registrato un calo del 2% in termini di valore e una minima crescita (+0,1%) dei volumi, che portano a una flessione complessiva dell'1,9%. Anche se, rileva lo studio, il calo dei volumi è in parte attribuibile a una maggiore attenzione agli sprechi. Vale a dire "acquistare un po' meno per consumare tutto".
Se si focalizza l'analisi sulla distribuzione moderna, il calo delle vendite di frutta e verdura è ancora più vistoso (-6,4% in termini di valore), un risultato su cui pesa soprattutto il crollo dei prodotti sfusi, che sono arretrati del 9,5%.
Hanno invece "tenuto" i prodotti preconfezionati, prerogativa della Gdo, che hanno fatto registrare una diminuzione dell'1,9%. Con l'inizio dell'anno nuovo la situazione è però decisamente migliorata: nel primo bimestre, il calo del fatturato si è ridotto all'1,4%.
Le eccezioni che fanno ben sperare
Intanto, alcune categorie del reparto ortofrutta (che per la Dm vale qualcosa come 8 miliardi di euro) non hanno minimamente risentito della crisi. In primis, la frutta secca, le cui vendite sono cresciute del 10,2% nel 2014 (pari a 664 milioni di euro nella sola Dm) e, a gennaio-febbraio del 2015, addirittura del 13,1%. Bene anche i cereali e i legumi.
La verdura ha contenuto le perdite: del 4,9% nel 2014 e del 2,7% a gennaio-febbraio. Chi ha sofferto di più è la frutta fresca, scesa del 10,4% nei dodici mesi e del 3% a gennaio-febbraio.
Un sondaggio Nielsen promuove la frutta snack
Un recente sondaggio condotto da Nielsen, poi, rivela che la frutta è sempre più consumata come merenda o snack nel corso della mattinata e del pomeriggio. Ben 18 italiani su 100, infatti, mangiano frutta al mattino, almeno 4-5 giorni la settimana, e 20 su 100 al pomeriggio. Oltre la metà degli intervistati, invece, consuma regolarmente frutta durante i pasti.
E, secondo Francesco Pugliese, AD di Conad, la ricetta per rilanciare i consumi di ortofrutta si basa, da un lato, sulla cultura della stagionalità e, dall'altro, sulla "tenuta" della filiera. "Per garantire la qualità dei prodotti che arrivano al consumatore - ha detto Pugliese - dobbiamo assicurare la giusta remunerazione all'agricoltore"
"E' arrivato il momento di tagliare i rami secchi della filiera - ha concluso il manager - L'agricoltore deve gestire in prima persona la fase dell'industrializzazione per arrivare alla grande distribuzione. L'unica strada è cooperare e realizzare aziende grandi e importanti".
Insomma, lievi segnali di ripresa su cui Distribuzione moderna e aziende agricole fanno affidamento.
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