Agrinsieme dice no alla riforma della Politica Agricola Comune approvata dalla Conferenza Stato Regioni
Il decreto doveva definire le norme applicative di quanto deciso dall'Italia e notificato a Bruxelles il 1° agosto 2014; in realtà su alcuni aspetti fondamentali va al di là di questo e introduce in modo retroattivo delle forti restrizioni alle decisioni prese lo scorso anno.
Una restrizione retroattiva, ad avviso del coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative agroalimentari, riguarda "l'agricoltore attivo": il DM prevede che tutte le partite Iva attivate "in campo agricolo" dopo il 1° agosto 2014 devono dimostrare di rispettare le condizioni dell'art.13 del Regolamento UE 639/2014, cioè che l'attività agricola 'non sia insignificante'.
"Questa nuova versione modifica in modo significativo – commenta Agrinsieme - i deliberati precedenti e crea pesanti oneri burocratici, perché comporta, per gli agricoltori che ricadono in questa condizione, la verifica dei ricavi agricoli ed extra agricoli. Peraltro, i criteri per definire che l'attività agricola sia 'insignificante' non sono del tutto definiti dai regolamenti comunitari e quindi permangono margini di incertezza".
Agrinsieme si oppone fortemente a queste misure e sta verificando la possibilità di un'azione in sede comunitaria su un provvedimento che appare "discriminatorio perché crea disuguaglianze tra 'tipologie' di agricoltori".