Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Il commento dell'Associazione sulle accuse di dumping

"ANICAV: "L'export italiano di pomodoro paga le politiche protezionistiche dell'Australia"

Dopo le ennesime indagini da parte della Commissione australiana per l'Anti-Dumping sulla presunta scorrettezza commerciale a carico di due esportatori italiani di conserve di pomodoro, Feger di Gerardo Ferraioli e La Doria (cfr. FreshPlaza del 21/01/2015), la Redazione ha chiesto un commento all'Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (ANICAV).



L'ANICAV sta seguendo le indagini del governo australiano sin dal loro inizio nel luglio del 2013, quando sono cominciate le procedure per due indagini nei confronti delle aziende italiane di trasformazione del pomodoro: una di salvaguardia e una di presunto dumping sulle importazioni di pomodori conservati. "Da subito - dichiarano dall'ANICAV - ci siamo attivati investendo delle questioni l'Associazione europea dei trasformatori di pomodoro (OEIT), il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), la Commissione Europea e l'Ambasciata italiana in Australia, che finora hanno sostenuto le nostre aziende. Il Governo italiano si è, inoltre, costituito in giudizio nell'ambito della prima indagine anti-dumping".
 
Grazie alla relazione dettagliata dell'Associazione - nella quale è stata evidenziata una serie di punti che non giustificavano l'adozione di tali misure - l'indagine di salvaguardia si è risolta con un nulla di fatto; non sussistevano, infatti, prove convincenti per imporre misure di salvaguardia provvisorie (non rilevando alcun pregiudizio) a danno dell'industria australiana di trasformazione del pomodoro, derivante dalle importazioni di derivati. "Per quanto attiene, invece, l'indagine di anti-dumping - spiegano da ANICAV - nonostante tutti gli sforzi compiuti in tutti i gradi di giudizio, fino al ricorso presentato al Review Panel, il Governo australiano ha deciso di imporre un dazio che va da un minimo di 3,25% ad un massimo di 26,35%. Nello specifico delle ultime vicende, abbiamo già attivato tutti i canali istituzionali interessati e continuiamo il nostro lavoro di supporto e assistenza alle aziende associate".

Come già più volte rimarcato, è avviso dell'Associazione che si tratti di una questione meramente politica, fondata su una volontà del Governo australiano di tutelare l'unica azienda australiana produttrice di derivati del pomodoro, la SPC Ardmona, e che si inserisce nel più ampio quadro delle politiche protezionistiche che l'Australia intende portare avanti. Ne è prova il fatto che circa il 65% delle quantità di derivati del pomodoro oggetto di indagine importati dall'Australia non sono in dumping e buona parte del restante 35% non è stata verificata.

"Inoltre, se c'è stato pregiudizio per l'industria australiana, esso è certamente derivato da fattori che nulla hanno a che vedere con le esportazioni dei nostri prodotti - puntualizzano da ANICAV - In primis le sfavorevoli condizioni climatiche che l'Australia ha subito negli ultimi 10 anni e che hanno portato la produzione di derivati del pomodoro a non essere sufficiente a coprire i fabbisogni del mercato; poi l'apprezzamento del dollaro australiano che ha favorito le importazioni e, non ultimo, le strategie della Grande distribuzione organizzata che hanno notevolmente contribuito al calo delle vendite dell'azienda australiana".

E l'ANICAV sottolinea ancora: "C'è da evidenziare, inoltre, che la produzione italiana di pomodori conservati, e di conseguenza le esportazioni, riguarda in buona parte pomodori pelati interi trasformati da pomodoro lungo, di cui l'Italia è l'unico produttore al mondo. Tra l'altro, la qualità del prodotto italiano è notoriamente migliore di quella della produzione australiana ed è da tantissimi anni apprezzata dai consumatori nel mondo. I dazi applicati potrebbero, comunque, avere un impatto sul consumo del prodotto italiano: si rifletteranno in un maggior costo dello stesso, che riteniamo sarà posto a carico del consumatore finale australiano".

"E', pertanto, più che mai indispensabile un netto intervento del Governo italiano e della Commissione Europea - concludono da ANICAV - a sostegno e tutela delle nostre aziende e di un intero settore che vive di export e che rischia seriamente di perdere un rilevante mercato di sbocco, quale quello dell'Australia, che vale 50 milioni di euro, pari a oltre il 90% di tutto il valore delle importazioni australiane di pomodori".