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Perche' la ripresa economica viaggia a ritmi cosi' lenti?

La ripresa economica, dalla crisi globale del 2008, sta viaggiando a ritmi deludenti, decisamente più bassi rispetto a quanto accadeva in passato dopo una situazione di recessione. Si prevede che i tassi di crescita torneranno a livelli normali non prima del 2015 e questo testimonia da un lato la debolezza degli effetti di rimbalzo, dall'altro quanto siano stati profondi i danni subiti dalle maggiori economie nazionali.

Di certo le economie avanzate non viaggiavano a ritmi particolarmente alti nemmeno prima del 2008. Il trend di crescita, secondo gli analisti di Euromonitor, era già particolarmente lento prima che scoppiasse la crisi. Nella zona Euro, ad esempio, la crescita della produttività ha iniziato a subire rallentamenti già dal 1995. Nei primi anni del 2000, secondo la Commissione Europea, era già scesa al di sotto dell'1%.

La ripresa si è poi attestata su livelli deludenti sin da subito e non tutte le maggiori economie hanno reagito (e stanno reagendo) allo stesso modo di fronte allo shock del 2008. Da questo punto di vista, Germania e Giappone sembrano essere le meno colpite dalla crisi, visto che entrambi i paesi potrebbero aver recuperato quasi interamente il calo della produzione entro il 2018. All'opposto vi sono Italia e Spagna che per quel periodo continueranno a registrare cali di circa il 20% della produttività. A metà strada si collocano Francia, Stati Uniti e Regno Unito. In particolare, si prevede che entro il 2018 gli Usa riusciranno a sanare il 42% delle perdite.


Evoluzione del Pil pro capite in età lavorativa nelle economie avanzate dal 2007, con proiezioni fino al 2018. Fonte: Euromonitor e statistiche internazionali.

Il dilagare della crisi ha poi reso le economie dei vari paesi ancora più vulnerabili a nuovi shock. In Italia e in Spagna – e più in generale nell'Europa meridionale – la crisi del settore privato ha portato a sempre crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Il risultato è stato un effetto composto di due crisi che, con un ritardo di qualche anno, ha contribuito a perdite paragonabili a quelle della "Grande depressione" del 1930.

A conferma del ritmo compassato con cui sta viaggiando la ripresa economica, nel 2013 gli investimenti in rapporto al PIL negli Stati Uniti e in Francia, Germania e Regno Unito erano ancora al di sotto del livello pre-crisi di quasi 3-4 punti percentuali. In Italia erano inferiori di 5 punti percentuali rispetto al 2007, in Spagna di quasi 13 punti percentuali. Una simile situazione, protratta nel tempo, ha portato a cali di produttività del lavoro così pesanti che per invertire la tendenza sarebbe necessario un vero e proprio boom di investimenti ripetuto consecutivamente per diversi anni.

Un altro freno alla ripresa economica è inoltre la forte contrazione nella fornitura di credito. Il calo dei tassi d'interesse sta compensando solo in parte l'inasprimento dei requisiti di garanzia e di altri standard per ottenere prestiti dalle banche. Secondo un sondaggio della Federal Reserve, gli standard di credito oggigiorno devono ancora ritornare ai livelli pre-crisi.

Considerando anche le riduzioni della spesa per la ricerca e lo sviluppo e il crollo del numero di start-up (negli Usa il numero di imprese con meno di un anno di vita è diminuito di oltre il 25% tra il 2007 e il 2010), ecco definitivamente spiegati il trend pesantemente negativo che ha caratterizzato in questi anni la produttività del lavoro e la lentezza con cui le economie si stanno tirando fuori dalla crisi.

Uno degli indicatori che invece potrebbe far registrare un recupero più rapido è il tasso di occupazione, che ha segnato trend terribili, in particolare in Italia e Spagna, dove nel periodo 2007-2013 è calato rispettivamente del 5 e 10%. Ma anche in questo caso molto dipende dal rilancio della produttività del lavoro, la cui riduzione provoca inevitabilmente una contrazione della capacità di assumere da parte delle imprese.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte: blog.euromonitor.com