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Gas serra e agricoltura: due terzi delle emissioni provengono dal settore dell'allevamento

Sicurezza alimentare e agricoltura si preparano ad affrontare importanti sfide sul fronte dei cambiamenti climatici, non solo per quanto riguarda gli impatti negativi previsti sulla produttività ma anche per l'implementazione di azioni mirate, che limitino il riscaldamento globale.



Secondo i più recenti dati della FAO, le emissioni di gas serra provenienti dal settore agricolo mondiale continuano ad aumentare, anche se non così rapidamente come avviene per quelle provocate da altre attività umane.

Negli ultimi 50 anni, le emissioni da parte dell'agricoltura sono cresciute praticamente del 100%, con i 2,7 miliardi di tonnellate di CO2eq del 1961 che si sono praticamente raddoppiati diventando 5,4 miliardi nel 2012.

L'equivalente di diossido di carbonio (CO2eq) è un'unità di misura utilizzata per confrontare diversi gas serra, basata sul loro potenziale impatto sul riscaldamento globale.

Entrando nel dettaglio dei dati, è possibile notare come la coltivazione di frutta e ortaggi non provochi alcun tipo di conseguenza sul fronte delle emissioni agricole di gas serra. Infatti, la stessa FAO non cita il settore ortofrutticolo in queste sue statistiche.

La prima fonte di emissioni di gas serra da parte del settore agricolo risulta la fermentazione enterica, dunque i gas prodotti e rilasciati dal bestiame durante la digestione. Si tratta del 40% del totale, mentre un 16% delle emissioni totali è provocato dallo spargimento di letame animale e un ulteriore 7% dalla gestione dello stesso. In pratica, due terzi del totale provengono dal settore dell'allevamento di bestiame.

C'è poi un 13% di emissioni provocate dall'utilizzo di fertilizzanti sintetici, un 10% prodotte da processi biologici conseguenti alla coltivazione del riso e un 5% proveniente dagli incendi delle savane.

Dal database FAOSTAT emerge che il 44% dei gas serra di origine agricola è stato rilasciato in Asia, il 25% nelle Americhe, il 15% in Africa, il 12% in Europa e il 4% in Oceania.



A tutti questi numeri vanno comunque aggiunti 705 milioni di tonnellate CO2eq provenienti dall'utilizzo di combustibile fossile necessario ad alimentare macchinari agricoli, pompe d'irrigazione e imbarcazioni da pesca.

FAOSTAT è ad oggi il più completo archivio di dati relativi all'agricoltura nel mondo. Aggiornato ogni anno, rappresenta un vero e proprio punto di riferimento a livello mondiale in diverse materie, tra cui le emissioni di gas serra.

Grazie a questo prezioso strumento è possibile individuare le giuste opportunità di riduzione delle emissioni, mantenendo allo stesso tempo elevati gli standard di sicurezza alimentare e di sviluppo rurale.

Ad esempio, dai dati emerge che la coltivazione di frutta e verdura può rappresentare la vera forma di agricoltura sostenibile per il nostro futuro. Anche a fronte delle recenti previsioni che stimano, per i prossimi anni, un forte aumento della popolazione con un conseguente incremento della domanda di cibo, sarebbe opportuno riflettere sui benefici che il settore ortofrutticolo è in grado di offrire sia in termini nutrizionali che ambientali.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte: www.fao.org