La Russia blocca l'export e la Calabria viene sommersa da frutta regalata
Purtroppo le cose sono sfuggite di mano e, dalla fine di ottobre ai giorni scorsi, la provincia di Cosenza è stata sommersa da un mare di frutta regalata al pubblico. Per lo più susine, pere, banane, mele e kiwi; e poi arance e uva Italia. Basti pensare che solo a Cetraro, cittadina didiecimila abitanti, sono arrivati cinque tir di frutta.
In mezzo alle iniziative solidali, inoltre, ci sono anche i "furbetti" e cioè chi ha preso la frutta gratis per poi rivenderla sottocosto. Risulta strano infatti che queste distribuzioni non avvengano nei grandi centri, ma solo nei piccoli paesi.
Sulla vicenda, la Coldiretti ha espresso il suo dissenso per voce del presidente Piero Molinaro: "Alcuni operatori del settore non hanno trovato di meglio che distribuire frutta gratis, creando notevoli problemi ai commercianti calabresi nonché difficoltà anche di ordine pubblico. Quasi che la Calabria fosse una pattumiera. A nostro parere si è giocato sporco sia intellettualmente nel rapporto con comuni ed enti caritatevoli sia operativamente, immettendo in vendita enormi quantità di frutta. Insomma uno schiaffo alla Calabria, nella convinzione che questa regione sia senza regole e controlli e sia terra di nessuno dove può accadere di tutto".
"Non vorremmo – dice Molinaro – che dietro questa operazione si venisse a scoprire che c'è stata la mano della criminalità organizzata che, in anticipo, ha fiutato l'affare! Tra l'altro, anche la Calabria è produttrice di frutta e non ci pare che gli operatori commerciali e le cooperative abbiano messo in atto operazioni simili".
I commercianti locali di ortofrutta perciò non ci stanno e hanno incaricato della questione la Confcommercio. Il direttore di Confcommercio Cosenza, Maria Cocciolo - dopo aver investito ufficialmente il Prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, per richiedere di attivare urgentemente una serie di verifiche sulla regolarità di questa pratica e per attivare un controllo preventivo di natura sanitaria - ha ricevuto importanti rassicurazioni in merito a quanto richiesto dai responsabili degli uffici prefettizi.
Attraverso la dazione gratuita di frutta e verdura, i donatori possono incamerare aiuti finanziari dell'Unione Europea secondo quanto stabilito dal Regolamento Delegato n. 1031/2014 della Commissione Europea. Si tratta di un'iniziativa consentita dall'UE che, attraverso questa pratica, ripaga i produttori e i distributori italiani che stanno subendo un mancato incasso conseguente alle restrizioni imposte dal governo russo. Tutto questo sta provocando, però, una forte ricaduta negativa sui mercati locali.
Per Confcommercio Cosenza si tratta di una chiara assenza di rispetto delle regole sulla concorrenza, ma anche di una seria minaccia per la salute dei cittadini. Due infatti gli aspetti da considerare: la totale assenza di rispetto delle norme igienico-sanitarie, dato che la merce viene stoccata e distribuita in ambienti molto discutibili e senza alcun controllo; e il mancato introito che sono costretti a subire i commercianti ortofrutticoli.
A tal proposito la sede cosentina di Confcommercio, pur apprezzando le rassicurazioni giunte dalla Prefettura di Cosenza, chiede lecitamente agli organi competenti: se si conosca la provenienza dei prodotti; come mai venga consentita la distribuzione di generi senza etichettatura; come si limiti e se si inibisca l'arrivo di generi provenienti da alcune zone inquinate; come vengano verificate le modalità di trasporto e se si conoscano i soggetti che gestiscono questa distribuzione; se si conoscano le dinamiche che coprono i costi del trasporto; se esiste un motivo preciso circa l'interesse mostrato solo da un territorio e da alcuni comuni; come mai, ad oggi, non ci siano ancora stati dei seri controlli igienico-sanitari sulle modalità di stoccaggio e distribuzione dei prodotti.
La notizia in poche ore è arrivata al tavolo del Ministero delle Politiche agricole, che ha chiesto immediatamente chiarimenti ai dirigenti regionali. La Calabria potrebbe rischiare delle grosse sanzioni, viste soprattutto le restrizioni legate alla tracciabilità del prodotto e alla sua etichettatura, che in questi casi è completamente assente.
Elaborazione FreshPlaza su diverse fonti locali. Foto: ilquotidianoweb.it