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A cura del dott. Giuseppe Rizzo

Sicilia: danni al carciofo a causa del lepidottero Nottua mediterranea

Il carciofo è la seconda coltura orticola italiana per importanza economica. La sua coltivazione si concentra soprattutto nel sud e nelle isole coprendo una superficie di circa 45.000 ettari. Secondo l'ISTAT, in Sicilia sono più di 14.000 gli ettari investiti a questa coltura.

Tra le avversità principali che riducono la produttività di questa coltura c’è la sensibilità a larve di lepidotteri (Mamestra brassicae, Spodoptera littoralis, Cynthia cardui, Gortyna spp.) che danneggiano steli, foglie e capolini. Da studi di ricerca è stato visto che l'attacco dei lepidotteri può causare perdite fino al 55% del raccolto.

Quest'anno, la problematica delle nottue sta colpendo quasi il 100% dei carciofeti del Ramaccase (provincia di Catania - Sicilia). A causare i maggiori danni sono soprattutto le larve di Spodoptera littoralis (Nottua mediterranea).



La Spodoptera è una nottua polifaga, che attacca diverse specie ortive tra cui anche il carciofo. Delle diverse cultivar coltivate nel comprensorio, il Violetto è sicuramente quella più colpita; minori riscontri invece nelle cultivar primaverili (Apollo, Romanesco clone C3 ecc.).

L'adulto si presenta con ali anteriori brunastre e riflessi talvolta violacei, con numerose e sottili strie paglierine, soprattutto nella parte centrale di ciascuna ala. La larva invece di colore grigio-verde con due particolari macchie nere al primo urite, e altre due all'ottavo. Compie diverse generazioni e svolge una maggiore attività nelle serre, dove può raggiungere sino a 7-9 generazioni.


A sinistra: esemplare adulto di Spodoptera littoralis (Nottua mediterranea); a destra: una larva.

Nei nostri ambienti è presente prevalentemente a fine estate e ad inizio autunno; gli adulti hanno costumi prevalentemente notturni e vivono da 4-10 giorni. Le femmine sono attratte da terreni freschi o recentemente irrigati e con le odierne temperature (30°C) queste ovidepongono circa un migliaio di uova. Il periodo di incubazione delle uova e di 3-4 giorni, dopodiché si schiudono.

Le larve vivono gregariamente e completano lo sviluppo a temperature superiori a 26°C in 14-15 giorni, dopodiché si incrisalidano nel terreno e dopo una settimana sfarfallano. La larva si nutre delle giovani foglie durante la notte o la mattina presto, mentre durante il giorno si annida tra le foglie.

La problematica si ripresenta tutti gli anni, in quanto i mezzi agronomici e l'impiego di varietà a maggior grado di tolleranza non sono sufficienti a ridurre significativamente i danni di questo. Quest'anno, a causa delle alte temperature autunnali, il fitofago sta compiendo più generazioni, perché difatti incrementandosi le temperature si ha un raccorciamento del ciclo.

I primi esemplari sono stati riscontrati sulle piante già nella prima decade di settembre. Infestazioni così precoci non erano state riscontrate da tempo, affermano diversi agricoltori, che quindi da subito, correttamente, hanno avviato il controllo di tipo chimico. Come buona pratica i trattamenti si eseguono al primo manifestarsi delle popolazioni di adulti, alla presenza delle ovature o delle piccole larve. Più è tempestivo l'intervento, cioè quanto più si tratta all'inizio della schiusa delle uova, tanto migliori saranno i risultati.

Il controllo oggi è per lo più di tipo chimico con l'utilizzo prevalente delle seguenti molecole: Clorpirifos - Cipermetrina - Deltametrina - Emamectina benzoato – Indoxacarb - Lambda-cialotrina - Spinosad.

Di notevole importanza è il momento del trattamento, difatti utilizzando prodotti contattocidi diventa fondamentale effettuare i trattamenti durante la notte o la mattina presto, contrariamente se si utilizzano molecole ad attività sistemica è efficace anche il trattamento fatto durante le ore giornaliere.

Un'alternativa valida al controllo chimico è sicuramente rappresentata dai mezzi biologici - con l'utilizzo di spore di Bacillus Thuringiensis - e dai mezzi agronomici, attraverso le lavorazioni del terreno che comportano danni alle Crisalidi presenti nel terreno. Diversi parassitoidi inoltre sono attivi nei confronti di questo fitofago tra cui: Compsilura concinnata, Pteromalus, Trichogramma evanescens. L'effetto di essi può comunque considerarsi trascurabile.

In conclusione è possibile affermare che tale avversità ha comportato un aumento dei costi di produzione, è un ritardo dell'entrata in produzione delle piante colpite.
Data di pubblicazione: