"Guglielmo Costa (UniBo): "La batteriosi del kiwi nel mondo si sconfigge solo con lo scambio di dati e materiale"
Dopo le relazioni di apertura, si sono avvicendate sette sessioni che hanno riguardato la Tassonomia e il germoplasma, la Genetica e il breeding, la Nutrizione e la fisiologia, la batteriosi (Psa) e il Post-harvest. Un'ultima sessione è stata interamente dedicata ad Actinidia arguta (kiwiberry o mini kiwi), una specie che sta attirando sempre più attenzione e che sembra avere le caratteristiche per divenire la terza specie coltivata nella famiglia delle Actinidiacee.
"Di fatto - spiega a FreshPlaza il professor Guglielmo Costa (nella foto sopra), dell'Università di Bologna, al quale sono state affidate le conclusioni del Simposio - in quasi tutte le sessioni diversi lavori hanno riguardato il batterio Psa, sottolineando l'importanza che la malattia ha in tutte le zone dove si coltiva l'actinidia."
"Quando mi è stato chiesto di trarre le conclusioni del Simposio - prosegue il prof. Costa, che studia l'actinidia sin dalla sua introduzione in Italia ed è tuttora uno dei ricercatori più accreditati nel mondo - ho accettato con piacere, scegliendo di commentare non tanto i risultati scientifici presentati dai diversi partecipanti, quanto piuttosto ciò che era emerso dal Simposio e dalle visite in campo, e che aveva attirato la mia attenzione".
Alcuni impianti con teli riflettenti "artigianali".
"Innanzitutto la Cina è un paese in rapida evoluzione - osserva Costa - basti pensare che nel 1978 la superficie coltivata ad actinidia era molto limitata (1 ettaro o poco più!) rispetto alla raccolta da piante spontanee mentre oggi la produzione cinese rappresenta circa il 45% del totale mondiale. La qualità degli impianti sta rapidamente migliorando e la produzione per ettaro ha raggiunto mediamente le 15 tonnellate. Va peraltro sottolineato che la tecnica sta facendo notevoli passi avanti e che molti degli impianti recentemente realizzati anche con la cultivar Hayward sono giovani e praticamente ancora improduttivi. Per il prossimo decennio, la produzione cinese crescerà sicuramente per soddisfare il fabbisogno interno, ma non è escluso che, nel giro di 10-15 anni, la Cina diventi un Paese in grado di affacciarsi nel contesto commerciale internazionale."
"Interessante - continua Costa - anche lo sviluppo che l'actinidia ha avuto in Turchia dove, nel giro di pochissimi anni, sono stati messi a dimora circa 20.000 ettari. Lo stesso può dirsi dell'Iran: i ricercatori presenti al Simposio hanno parlato di circa 10.000 ettari investiti per una produzione di circa 200.000 tonnellate".
Kiwi rosso HongYang (Sole rosso).
"Le visite tecniche in campo hanno riguardato sia gli impianti, soprattutto della varietà a polpa rossa Hongyang, sia i laboratori, fino a un museo del kiwi di recentissima costruzione. I laboratori sono completamente attrezzati e ci è stato chiesto di inviare i nostri giovani ricercatori a svolgere studi presso queste facility".
Inaugurazione del cippo commemorativo davanti al museo dedicato al kiwi. (Foto: F. Succi).
"La mia conclusione al Simposio è stata la seguente: per diversi anni nessuna malattia ha colpito l'actinidia; ora, sfortunatamente, c'è la batteriosi. Molti studiosi sono impegnati nelle ricerche ma, forse, un'accelerazione nella lotta alla malattia potrebbe venire da un maggiore scambio di informazioni e di materiale (es. ceppi batterici e varietà tolleranti, NdA) tra diversi paesi come anche all'interno della stessa nazione. I ricercatori sono spesso individualisti, ma una migliore connessione potrebbe portare un grande vantaggio all'industria del kiwi e al suo indotto".
Da sinistra, Guglielmo Costa, Ross Ferguson, Hongwen Huang e Raffaele Testolin, considerati veri e propri "padri" del kiwi. (Foto: G. Tacconi).
"E' altresì importante - conclude Costa - che un gruppo di ricercatori dei principali paesi produttori esprima questa esigenza alle autorità che nei diversi Stati controllano l'uscita del materiale vegetale, in modo da avere un free channel, come richiesto anche dal convener del simposio, professor Huang. L'apporto delle istituzioni pubbliche è quindi fondamentale e il sottoscritto si è preso la responsabilità di scrivere una sorta di memorandum of understanding da far sottoscrivere ai ricercatori e sottoporre alle autorità competenti". La missiva è già pronta e, proprio in questi giorni, sarà sottoposta al comitato scientifico del Convegno. Resterà "lettera morta"?