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La California vota no all’etichettatura degli ingredienti geneticamente modificati

Con una lieve maggioranza, 4.845.291 voti su 4.285.787, corrispondenti al 53,1%, non è passata la "Proposta 37" che chiedeva l'etichettatura obbligatoria degli ingredienti geneticamente modificati nei prodotti alimentari in California.

La campagna referendaria, promossa con lo slogan "Right to know", ha coinvolto numerose organizzazioni della società civile, produttori e leader di diverse fedi religiose, che vedevano nel provvedimento l'opportunità di dare inizio ad una più ampia riforma del sistema produttivo in vigore nel paese.

Gli Stati Uniti sono il primo paese produttore e consumatore di prodotti ottenuti con l'ingegneria genetica per i quali non esiste una filiera separata, inoltre non vige alcuna norma vincolante in materia di etichettatura, mentre la California è lo stato più popoloso degli Usa, con 37 milioni di abitanti e un PIL che la colloca al 9° posto nel mondo.

La proposta avrebbe pertanto implicato una radicale trasformazione degli attuali sistemi produttivi perché, benché confinata ad un solo Stato, costituisce in realtà parte di un programma di cambiamento più generale che mette in discussione il predominio delle multinazionali su tutta la produzione agroalimentare.

Per questo motivo le più importanti aziende del settore alimentare e biotech, quali Monsanto, DuPont, Dow Chemical, Pepsico, Kellog, Mars, Kraft e Coca Cola, hanno investito 46 milioni dollari (circa un milione al giorno) in una campagna pubblicitaria, chiamata "No on 37", condotta massicciamente su stampa e televisione, e tesa a convincere i californiani che l'etichettatura degli OGM avrebbe comportato un incremento dei prezzi e confuso solo i consumatori.

Contro la "Proposta 37" si è schierata anche l'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza (AAAS), secondo la quale gli sforzi per etichettare gli OGM non sono motivati dal fatto che essi siano realmente rischiosi, dato che la scienza, invece, li ritiene sicuri.

Nonostante la sconfitta, gli attivisti del "food movement" hanno annunciato di aver già iniziato la raccolta delle firme necessarie per presentare analoghe iniziative in diversi Stati, a partire da quelli di Washington, Maine, Oregon, e New Mexico.
Data di pubblicazione: