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Puglia: a processo imprenditori del settore angurie per sfruttamento della manodopera

Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e permanenza in stato di irregolarità sul territorio nazionale, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione e riduzione in schiavitù. Questi i capi d'accusa contro alcuni imprenditori pugliesi del settore angurie, operanti nella zona compresa tra Nardò, Galatone e Collemeto, in provincia di Lecce.

Chiusa ad agosto la fase delle indagini preliminari, comincia adesso la corsa contro il tempo per impedire che il processo si chiuda con un nulla di fatto a causa della decorrenza dei termini di custodia cautelare. Finora gli indagati, 16 tra cui 7 italiani e 9 caporali immigrati, non hanno presentato nessuna memoria difensiva, tanto che il sostituto procuratore titolare dell'indagine ha notificato a tutti l’avviso di garanzia.

Entra nel vivo a questo punto la fase istruttoria di un procedimento importante anche sul piano culturale: quella che infatti era considerata una "normale" pratica lavorativa, in uso da decenni, è stata finalmente vista in tutta la sua tragica realtà di sfruttamento.

Il primo passo in questa direzione, proprio quest’estate, è stato il provvedimento del Consiglio dei Ministri, che ha dichiarato ufficialmente il caporalato un reato, approvando in via definitiva il decreto legislativo nei confronti dei datori di lavoro che impiegano migranti irregolari.

In questo modo l'Italia si è allineata alla normativa europea in vigore, dopo anni di denunce dei sindacati e delle associazioni.

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