Pubblicato il rapporto annuale 2010 del Sistema di allerta alimentare europeo
Almeno una notifica su due del totale ha riguardato mangimi, alimenti o materiale da contatto rigettati ai confini europei per rischio sicurezza alimentare. Più di un terzo (34%) dei rigetti alle frontiere ha riguardato prodotti con alti livelli di micotossine. Una volta individuati, questi prodotti vengono inviati ad altra destinazione o distrutti. La procedura prevede poi che il sistema di allerta rapido avvisi il Paese di provenienza per prevenire altri casi. Se il problema si ripete la Commissione invia una lettera ufficiale alle autorità competenti, invitandole a prendere le misure necessarie.
Secondo il rapporto, nel 2010 gli allarmi per gli alimenti già presenti sul mercato per i quali è necessario un intervento rapido sono stati 576, in lieve aumento rispetto al 2009. Due terzi di questi riguardano prodotti dell'Unione europea, in cui sono stati segnalati la presenza di microrganismi patogeni, metalli pesanti, allergeni e micotossine. Le informative, cioè le notifiche che non implicano un'iniziativa urgente da parte delle autorità, sono state 1168, oltre la metà delle quali (52%) su alimenti prodotti in Paesi terzi. Anche qui le cause principali sono la presenza di patogeni o di metalli, residui di pesticidi, ma anche la mancata conformità alle norme europee sugli additivi.
Il documento ripercorre anche gli episodi che hanno "fatto notizia" nel 2010: dalla diossina nei mangimi in Germania alle mozzarelle blu trovata in Italia (una tedesca, l'altra nostrana), fino ai frammenti di vetro nel caffè istantaneo in Francia. C'è anche un approfondimento sui cibi irradiati per eliminare microrganismi patogeni, che hanno fatto registrare 30 casi nel 2010, raddoppiando le notifiche rispetto al 2009.
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