Ecuador: riformare le leggi del settore bananicolo per proteggere i coltivatori e regolamentare le piantagioni illegali
Le riforme contribuiranno ad organizzare il settore, ha dichiarato Richard Salazar, direttore dell'unità banane del Ministero dell'agricoltura: "Attualmente ci sono 110.000 ettari di piantagioni illegali di banane, che corrispondono a 115 milioni di casse l'anno, il che significa che la metà dell'export di banane proviene da frutteti illegali".
Salazar ha aggiunto che le regolamentazioni funzioneranno in modo da potere immettere sul mercato la frutta al prezzo ufficiale ed evitare che questi agricoltori siano sfruttati da certi esportatori, che a volte pagano soltanto 2 dollari la cassa.
Per questo gruppo, che coinvolge circa 6.000 produttori, sarà rilasciato un permesso provvisorio in modo che possano firmare un contratto con gli esportatori e possano impiantare gli alberi l'anno prossimo. Il prezzo minimo sarà stabilito dal Ministero dell'agricoltura, che ora sta lavorando ad una legge che fissi due prezzi, uno per l'alta stagione e uno per la bassa, da decidere ogni dicembre.
La riforma inoltre richiede che tutti i produttori, rivenditori ed esportatori firmino i contratti e rispettino le clausole, pena la mancata esportazione. Inoltre rincara le multe per gli esportatori che non pagano il dovuto per la frutta.
Cecilio Jalil, direttore di Asisbane, gruppo di produttori ed esportatori, ha detto che dalla riforma trarranno beneficio entrambi i settori, perché la legge attuale ha molte imperfezioni.
Il mese scorso, i produttori di banane hanno minacciato di scioperare a causa del finanziamento sostenuto dal governo per l'invio alla fine di luglio di banane ecuadoriane a una ditta libica rivelatasi poi insolvente. EL Comercio ha segnalato allora che circa 160.000 scatole di banane erano state spedite ad un prezzo fisso di 5,40 dollari/cassa, ma che erano stati pagati soltanto 2 dollari/cassa, mentre una seconda spedizione non aveva ricevuto alcun pagamento.
La diatriba è stata successivamente risolta, con il governo ecuadoriano che ha pagato la differenza.