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Lettera aperta di Rolando Drahorad
Il problema ortofrutticolo in Italia
Il problema ortofrutticolo in Italia
Lettera aperta al Prof. Carlo Pirazzoli
Presidente del corso di laurea in Economia e marketing nel
ettore agro-industriale presso l’Univeristà di Bologna
Caro Professore,
In vista della sua esposizione al Convegno Peschicolo di Cesena del 6 novembre 2009, dove Lei tratterà il tema "Strategie per acquisire e consolidare vantaggi competitivi sul mercato nazionale ed internazionale dell’ortofrutta", mi permetto di inviarle queste note:
Osservo la triste evoluzione dell’ortofrutticoltura italiana da ormai 50 anni. Ho iniziato a lavorare nella commercializzazione dei prodotti freschi nell’azienda di mio padre a 20 anni. Non ho dunque studi universitari ma in compenso ho avuto modo di poter osservare le situazioni da osservatori privilegiati.
Mi ricordo che negli anni ’80 un dirigente dell’ICE che in quel momento ricopriva un’importante carica dirigenziale nell’ufficio dell’Istituto a Bruxelles mi disse: per cambiare in meglio dobbiamo attendere la fine della guerra fratricida che imperversa in Italia: quella fra il commercio privato e le cooperative dei produttori.
Da qui nasce tutto il disastro che oggi ci troviamo davanti: il produttore individua nella distribuzione forze a lui ostili che secondo lui non fanno altro che sfruttarlo. La politica accetta questa tesi e l’aiuta con importanti finanziamenti ad organizzarsi in proprio. Il risultato sono le organizzazioni dei produttori come sono oggi: una entità mercantile che continua ad orientarsi alla produzione invece che al mercato.
La prova ne sono il sentimento ostile nei confronti della distribuzione che traspare da ogni dichiarazione dei dirigenti di Coldiretti, CIA ecc ed adesso anche dal ministro dell’agricoltura, l’assenza di collaborazione fra produzione e commercio a livello di import export e gli scarsi investimenti in ricerca di mercato (per conoscere il consumatore) e di promozione (per informare il consumatore.
Purtroppo la guerra è stata persa dagli specialisti dei mercati internazionali, gli esportatori indipendenti, ed insieme a loro l’Italia ha perso sia il know how di tante generazioni e l’intuizione e la propensione al rischio necessaria ad ogni penetrazione di mercato.
Va dato atto agli operatori agricoli che la politica italiana da decenni rivolge tutte le sue attenzioni unicamente al mondo industriale non imitando in questo i governi di stati ben più industrializzati come la Francia, la Germania e gli stessi Stati Uniti.
I rimedi oggi
Partendo da questi presupposti e partendo anche dalla crisi attuale innegabile che dimostra l’incapacità della produzione ad uscire da sola da questo impasse c’è solo la strada della scienza che, al di sopra di tutti i preconcetti emotivi possa individuare ed indicare la giusta via: un’importante istituzione come la Vostra Università potrebbe mettersi a capo di una profonda revisione di tutte le politiche recenti proponendo terapie scientificamente accettate ed auspicate da tutti.
Credo che la scienza del marketing da me studiata ed attuata in occasione del lancio del marchio del consorzio della ciliegia tipica di VIGNOLA negli anni ‘80 possa essere di grande aiuto ed essere accolta dalle menti più illuminate del nostro mondo.
Riposizionarci pensando al mercato e le sue esigenze per arrivare all’adeguamento della produzione attraverso lo studio della concorrenza e di tutti gli altri strumenti che abbiamo a disposizione. E, come Lei perfettamente sa, i fondi non mancano.
Mi immagino che l’esito di una siffatta terapia debba passare obbligatoriamente da un ripensamento della filiera distributiva dimenticando la concezione di "entità parassitaria" troppo spesso inculcata nelle menti di produttori e consumatori. Bisogna invece accettarla come necessario anello di congiunzione con la gente che ha bisogno di comprare e mangiare tranquillamente ortofrutta sana ed al prezzo giusto. Per poterlo fare nel modo adeguato è certamente necessaria una serie di servizi molto perfezionati ma anche costosi offerti sulla strada fra produzione e consumo.
Ci vorrà poi una rivalutazione della dimensione aziendale a ogni livello e la comprensione oltre che la collaborazione dei produttori con la filiera distributiva (non solo quella della GDO ma anche quella intermedia che occupa le nicchie ed apre i nuovi mercati).
Bisogna infine investire in promozione, pubbliche relazioni e pubblicità per convincere tutti i consumatori, nazionali ed internazionali, dell’importanza per la salute del consumo di prodotti ortofrutticoli freschi visto che la concorrenza da parte del mondo dei sussidiari è talmente agguerrita da far addirittura cambiare abitudini alimentari a un popolo intero, contro ogni buon senso.
Auguro Buon Lavoro a Lei ed il Suo team.
Cordialmente
Rolando Drahorad
Cell.: +39 348 700 6290
E-mail: roland@ncx.it
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