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Di Rossella Gigli

"Etichette "a chilometraggio"? Difficilmente realizzabili"

L'introduzione di etichette con l'indicazione delle "food miles", cioè dei chilometri percorsi dal prodotto ortofrutticolo per giungere fino al consumatore, è argomento di attuale e controversa discussione.

C'è chi vorrebbe introdurre questa indicazione per "responsabilizzare" il consumatore sulla quantità di anidride carbonica "immessa" dal prodotto nell'atmosfera e dunque per privilegiare scelte di acquisto legate a produzioni con minore impatto sull'effetto serra.

In Inghilterra, per esempio, il management della catena di distribuzione Tesco si è espresso favorevolmente nel senso delle etichette "chilometriche", per rispondere ad una crescente esigenza di sostenibilità ambientale, che potrà orientare in futuro anche le scelte del consumatore.

D'altro canto la proposta sembra di difficile applicazione, oltre a poter risultare penalizzante per paesi terzi che sopravvivono solo grazie all'esportazione di prodotti ortofrutticoli.

Poniamo qui solo una questione "matematica" di difficile soluzione: quale dovrebbe essere il calcolo - presumibilmente oggettivo e scientifico - alla base di un'etichetta "a chilometraggio"?

Perché se è vero che certi prodotti viaggiano per molte miglia, è altrettanto vero che si tratta pur sempre di prodotti vegetali, che dunque hanno contribuito a immettere ossigeno nell'atmosfera, finché si trovavano nei campi.

Raccogliere mele o banane ed esportarle non significa estirpare gli alberi da cui i frutti provengono. Perciò le piante-madri continuano a immettere ossigeno nell'atmosfera anche mentre i loro prodotti-figli sono in viaggio verso le destinazioni di mercato.

E per quanti ettari si estendono le piantagioni di frutta nel Sud America, per esempio, rispetto a quelle europee? Qual è il rispettivo contributo ossigeno-anidride carbonica?

Riteniamo che un calcolo che tenga conto di tutte le variabili in gioco sarebbe estremamente difficile da realizzare e che sarebbe invece più opportuno valutare se una proposta come l'introduzione di etichette "a chilometraggio" non possa in futuro sostituirsi di fatto a misure protezionistiche.