Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Ulteriori focolai affievoliscono le speranze di cura

Nuova Zelanda: incontri urgenti organizzati da Zespri sulla batteriosi del kiwi

Sono in programma per oggi e domani alcuni incontri urgenti organizzati dalla compagnia Zespri con i suoi produttori neozelandesi di kiwi sulla questione della batteriosi dell'actinidia, al fine di discutere su un piano di contenimento della fitopatia.

Al momento, le analisi di laboratorio hanno confermato la presenza del micidiale batterio PSA in 25 frutteti, quattro dei quali situati al di fuori dell'area di Te Puke, dove venne riscontrato il primo focolaio. Questa contaminazione aggiuntiva viene considerata molto preoccupante, tanto che David Carter, il ministro neozelandese dell'agricoltura ha espresso seri dubbi sulla possibilità di eradicare la fitopatia, ora che essa non è più circoscritta. Da parte sua, Zespri ritiene invece che l'allarmismo non sia necessario e che la situazione sia ancora gestibile.

Secondo il responsabile ministeriale per la sicurezza fitosanitaria, David Yard, la mappatura dei frutteti contaminati sarebbe ancora incompleta. I laboratori di analisi hanno ricevuto oltre 12.000 campioni di foglie con sintomi sospetti.

Carol Ward, responsabile per i servizi ai produttori di Zespri, ritiene che il polline possa essere stato uno dei possibili vettori per il batterio PSA. I produttori sono stati pertanto invitati ad utilizzare solo polline derivante dai loro stessi frutteti per procedere con l'impollinazione artificiale delle piante, tecnica che viene utilizzata in circa un 200-30% dei frutteti, a complemento del naturale lavoro svolto dalle api. Ulteriori indagini sono comunque in corso per determinare la causa della contaminazione.

Nel frattempo, il governo neozelandese si è detto pronto a stanziare fondi per l'assistenza finanziaria ai produttori nella lotta alla batteriosi; l'entità degli stanziamenti dovrebbe aggirarsi sui 50 milioni di dollari neozelandesi, a fronte di perdite per i produttori stimate sui 25 milioni nei prossimi due o tre anni.