Momento difficile per le esportazioni di frutta verso l'Egitto, a causa di nuove norme valutarie che rendono complicate le transazioni commerciali. Abbiamo chiesto a Riccardo Martini, amministratore delegato di DCS Tramaco, società di logistica con sede a Ravenna e specializzata nei traffici refrigerati in importazione ed esportazione con il paese nordafricano, di spiegarci cosa sta succedendo.
"Dal 1 marzo 2022 si susseguono normative e regolamenti della Banca Centrale Egiziana, via via sempre più restrittivi, che stanno rendendo estremamente difficile l'importazione in Egitto di frutta, così come di molti altri generi di merce. L'importazione che prevede pagamenti in euro o USD è ora vincolata all'ottenimento di una Lettera di Credito da parte dell'importatore. Al fine di contrastare il mercato nero del cambio, da sempre fiorente in Egitto, le autorità locali hanno inoltre previsto che la valuta necessaria all'apertura della L/C provenga unicamente da rimesse estere a fronte di esportazioni o da negoziazione di lire egiziane, ovviamente al cambio ufficiale. Infine, una volta accertata la disponibilità necessaria di valuta, la banca dell'importatore deve chiedere l'autorizzazione alla Banca Centrale".
Riccardo Martini al Macfrut 2022
Continua Martini: "Stiamo vedendo come questi passaggi burocratici necessitino anche di settimane ed è diventato difficilissima la programmazione delle spedizioni per i produttori italiani, che prima esportavano facilmente su base settimanale. Questo sta avendo un impatto pesante su quello che è il primo mercato via mare delle mele italiane, con volumi settimanali più che dimezzati negli ultimi tre mesi e che in questo periodo serviva a svuotare i magazzini in attesa del nuovo raccolto".
FreshPlaza (FP): Quali sono a suo parere i motivi di questa stretta valutaria?
Riccardo Martini (RM): L'Egitto soffre da anni l'insufficienza di valuta pregiata, basti pensare alla ormai storica svalutazione del 2015, quando la lira egiziana fu deprezzata del 52% in una notte. Io credo che la pandemia prima ed il conflitto in Ucraina ora abbiano reso ancor più evidente la necessità della Banca Centrale Egiziana di ridurre quanto possibile l'acquisto di valuta estera.
FP: Come possono aver influito questi eventi sulle strategie monetarie egiziane?
RM: Non sono un esperto di finanza, ma ascoltando gli amici imprenditori egiziani si capisce come la pandemia abbia dato un duro colpo al turismo, fondamentale fonte di entrata di valuta estera dell'Egitto, mentre il conflitto Russo-Ucraino abbia messo in pericolo le forniture di grano ed altri prodotti di prima necessità che provenivano in larga da questi due paesi.- Dovendo cercare fornitori esteri alternativi, a prezzi sicuramente molto più alti, l'esigenza di riserve in valuta estera è sicuramente accresciuta ed il Governo Egiziano, giustamente, sta dando priorità a quei prodotti indispensabili alla popolazione, per evitare una crisi economica che avrebbe effetti imprevedibili. Sono stati infatti esentati dall'obbligo di L/C i medicinali, i vaccini, i prodotti chimici e materie prime necessarie alla produzione industriale egiziana. Per quanto riguarda i generi alimentari ne sono esentati grano, farina, tè, carne, pollame, olio, latte in polvere, fagioli, lenticchie e burro, cioè i prodotti base dell'alimentazione locale, che l'Egitto non produce a sufficienza.
FP: Questi provvedimenti dovrebbero comunque favorire le esportazioni di ortofrutta, di cui l'Egitto è diventato uno dei primi paesi produttori al mondo, e garantire maggiori entrate in valuta.
RM: Questi automatismi non sempre funzionano quando ci sono di mezzo i trasporti marittimi, che hanno dinamiche proprie. Lo stiamo vedendo in questi giorni, in cui abbiamo iniziato la campagna di importazione di uva egiziana destinata principalmente in Nord Europa. Trattandosi di una stagione breve ma intensa, dove vengono spediti volumi superiori al migliaio di container reeefer a settimana, le Compagnie sono state costrette a aumentare sensibilmente i noli, essendo venuto a mancare il bilanciamento dell'equipment, dato dai traffici reefer in importazione, come ad esempio le mele da Italia e Polonia. Spostare container vuoti da un porto all'altro costa e l'aumento dei noli va ad incidere sui costi degli esportatori egiziani, già alle prese, come i nostri, con l'aumento dei fertilizzanti, del packaging e dell'energia elettrica. Il tutto in un mercato europeo depresso dal calo dei consumi, dovuto ai timori per l'inflazione e l'aumento dei costi per le famiglie.
FP: In questo scenario, cosa prevede per l'export di frutta estiva via mare nei prossimi mesi?
RM: Le difficoltà di cui abbiamo parlato influenzeranno probabilmente anche l'export via mare di frutta estiva, la cui alta deperibilità rendeva l'Egitto una delle destinazioni preferite, grazie ai brevi transit time dai porti italiani, mentre l'uva italiana non ne sarà influenzata, essendo esportata in tutt'altri paesi.
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