Gelate su kiwi, preoccupazione nel Lazio e in Romagna
Guarda il video!
Ecco come togliere la neve dalle coperture dei kiwi
Giampaolo Dal Pane, presidente del Consorzio Dorì Europe, lo sottolinea: "Sono convinto che proteggere gli impianti con i teli antipioggia sia indispensabile. Meglio fare un paio di ettari in meno ma coprire quelli che si realizzano. E lo dico con cognizione di causa: la notte scorsa (mattinata del 28 febbraio 2018, ndr) presso una nostra azienda nella zona di Latina, la temperatura in un impianto senza teli è scesa a -7,5 °C, mentre in un limitrofo impianto coperto si è fermata a -4 °C. Stesso principio in Romagna, a Castel Bolognese: -10 °C fuori, -6 °C nell'impianto di kiwi coperto da teli".
Dal Pane si è recato negli impianti poche ore dopo la gelata, quando ancora non era valutabile il danno totale. "Occorrerà fare verifiche tra qualche giorno - aggiunge - ma i primi segnali non sono rassicuranti, anzi. Un problema ulteriore sarà dato dai danni da gelo sulla corteccia: dalle ferite può penetrare il batterio Psa, e allora in tal caso sarà davvero un disastro".
Non vi sono grosse differenze di suscettibilità al gelo fra varietà verdi e gialle, se non che in genere il kiwi giallo è più precoce. A Latina temperature così basse non si ricordavano da decenni. Un impianto di 8 ettari ad Aprilia è andato distrutto a causa del peso della neve che ha fatto collassare la struttura portante delle reti.
In Romagna si sono raggiunte temperature da record per fine febbraio. In provincia di Ravenna, a Modigliana, zona molto vocata per il kiwi, la colonnina è scesa a -10 °C. In pianura c'è chi ha tenuto acceso per tutta la notte le pale eoliche per muovere l'aria. Però un dubbio sull'efficacia rimane: le pale sono utili per rimescolare gli strati quando c'è una brinata per irraggiamento, non per una massa d'aria di tale portata.
Inutile parlare di assicurazioni: per questo periodo non ne sono previste e nessuno era coperto.