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Su questi temi occorre spogliarsi di emozioni, ideologie, opinioni personali

Fitofarmaci, biologico, genetica: ragioniamo partendo dai dati scientifici

Fitofarmaci: sarebbe ora di spostare il baricentro della questione sulla scienza e sui dati misurabili/verificabili, lasciando da parte emozioni, ideologie, sentimenti, ottimismi, opinioni e ricerca del guadagno. Oggi è il 28 novembre 2016: sono passati da un pezzo (qualche secolo!) i tempi in cui si spingeva la Scienza ad abiurare perché non stava bene quel che andava dicendo e sperimentando.


 
Nei giorni scorsi, alcuni articoli pubblicati su queste colonne (cfr. Freshplaza del 15/11/2016 e FreshPlaza del 24/11/2016) hanno riportato all'attenzione il tema dei fitofarmaci, della loro gestione, dell'uso più o meno consapevole. Ci sono state decine di migliaia di letture e tantissimi commenti ed e-mail, che hanno espresso opinioni diverse.

FreshPlaza da anni affronta questo delicato tema e vuole ribadire che per affrontarlo occorre spogliarsi dei concetti più emozionali per far parlare la scienza, sia da una parte, sia dall'altra. Non si può demonizzare l'uso dei fitofarmaci come se fosse un modo per avvelenare le persone e l'ambiente, così come non si può ridurre a un gruppo di sognatori coloro che si impegnano e riescono a produrre derrate agricole seguendo le linee del biologico.



Prima di tutto va sottolineato un concetto. Al giorno d'oggi, nessun agricoltore è contento di effettuare un trattamento fitosanitario. Non è un divertimento, non è un passatempo. E' un costo in termini economici, di tempo e di burocrazia. La consapevolezza, in campo agricolo, che meno si interviene e meglio è, ormai è assodata. Da un lato è possibile che case produttrici e rivenditori possano spingere a un uso più disinibito degli antiparassitari, ma dall'altro i produttori devono farsi i conti in tasca e sono felicissimi di risparmiare tempo e denaro.



Fatta questa precisazione, riportiamo quanto scritto da Agrofarma, l'Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica: "Ribadiamo la necessità di una informazione corretta e scientificamente provata sui temi che riguardano l'agricoltura in generale e il comparto degli agrofarmaci in particolare. Gli agrofarmaci sono strumenti ancora quasi indispensabili in agricoltura per garantire, oltre a una adeguata produttività, raccolti sani e sicuri; vengono immessi sul mercato dopo un iter di 10 anni (cfr. FreshPlaza del 23/11/2016) e regolamentati secondo una normativa, quella italiana ed europea, che si conferma la più stringente a livello globale. Una volta presenti sul mercato, l'industria si spende favorendo pratiche di utilizzo sostenibile, che coniughino alle necessità produttive degli agricoltori la tutela della salute delle persone e dell'ambiente".

Alcuni fra quelli che vedono male gli agrofarmaci, punta sul biologico che, non dimentichiamolo, è sempre più apprezzato dai consumatori, almeno idealmente. Oggi interessa ancora una percentuale limitata (3/4% del mercato, dati Gdo), ma occorre prevedere un aumento nei prossimi anni. Non dimentichiamo che 30 anni fa la Lotta Integrata era agli albori e tutti spargevano fitofarmaci a calendario, mentre oggi l'integrato è la base, la condizione minima per poter parlare di qualità e per poter accedere ai contributi comunitari.



Anche i fautori del biologico sanno che spesso si trovano di fronte a delle scelte. Ad esempio, il residuo zero non è raggiungibile neppure in bio. L'uso di rame e zolfo e altri prodotti registrati limitano fortemente l'impatto ambientale, ma non lo eliminano di certo. Gli insetti utili sono una certezza specialmente in ambiente protetto, meno in campo aperto.

La terza via esiste, come diceva Adriano Olivetti pensando a una società che non fosse dominata da capitalismo o comunismo, lui che non vedeva di buon occhio nessuno dei due. La terza via sta nella genetica, nel miglioramento genetico delle piante in modo che possano difendersi da sole, o quasi, così da limitare l'uso dei prodotti chimici di sintesi ai casi estremi. Una frontiera si chiama cisgenetica (cfr. FreshPlaza del 27/11/2014), ed è la terza via per un miglioramento dal volto umano. Quella che dovrebbe mettere d'accordo tutti, perché non fa altro che accelerare un processo che in millenni avviene naturalmente e, in qualche decina di anni, per opera dell'uomo tramite il breeding.

Alla base di tutto però sta, e lo ribadiamo, la volontà di spogliarsi di preconcetti e ideologie, emozioni e opinioni, rimettendo al centro le scoperte della scienza.