I dati del CSO presentati esattamente un mese fa proprio a Verona (cfr. FreshPlaza del 13/10/2016) stimano un calo delle superfici del 18%, e un calo delle produzioni del 17%; questo principalmente a causa appunto della moria. "Nel veronese la produzione di kiwi è molto, molto compromessa: abbiamo impianti colpiti da moria la cui produzione è stata azzerata, altri invece fortemente compromessi la cui produzione è decimata e di scarsa qualità. Quelli invece che non sono stati colpiti non presentano problemi di produzione e quest'anno stanno dando frutti di qualità che spuntano prezzi importanti, per quanto le quotazioni di oggi non siano granché indicative di tutta la stagione (che come noto durerà ancora mesi, ndr)", chiosa Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio di Tutela Kiwi di Verona.

Collari (C) e code di topo (T) in radici marcescenti di kiwi affetti da moria.
Il fatto, però, è che l'asfissia non sembra aver raggiunto ancora il suo massimo danno potenziale: "Si sono aggravati anche impianti che finora non erano stati colpiti, ma che ora iniziano a manifestare i sintomi", riprende Bertaiola. L'anno scorso, all'interno delle misure per l'estirpo degli actinidieti malati (la moria è stata riconosciuta di fatto come calamità, ndr), i tecnici di Veneto Agricoltura censirono circa 800 ettari colpiti. Quest'anno i tecnici sono usciti di nuovo e dati precisi arriveranno nel giro di qualche tempo ma, riprende Bertaiola, "oramai siamo tutti concordi nel dire che quest'anno sono più di mille gli ettari colpiti". Alcune stime parlano anche di 1.200 ettari affetti da asfissia; se si considera che nel veronese si coltivano a kiwi circa 2.300 ettari, praticamente è stato colpito quasi un ettaro su due.
"Per ora - spiega il presidente del Consorzio di Tutela Kiwi di Verona - l'asfissia sembra circoscritta all'area classica della kiwicoltura veronese: la zona Sud-Ovest della provincia, tra il capoluogo e il lago di Garda, dove i terreni sono più ricchi di limo. Sembrano invece non esserci problemi nell'altra zona produttiva, quella a Sud-Est della provincia, dove invece i terreni sono sabbiosi". Per quanto non ci sia una soluzione all'asfissia radicale, quest'ultimo dato fornisce alcune indicazioni sul dove vadano cercate le cause del fenomeno, considerando anche che da analisi di laboratorio non sembra trattarsi di una malattia causata da microrganismi.

Il campo sperimentale nel Comune di Cona (VR). (Foto Tosi-Agrea)
Nel Comune di Cona (VR) è stato allestito un campo prove sperimentale per studiare il fenomeno (cfr. FreshPlaza del 30/09/2016), in collaborazione con Veneto Agricoltura. In breve, in una zona colpita da asfissia, sono state messe a dimora diverse tesi con o senza baulatura, con o senza trattamento del terreno con del compost, oltre ovviamente a una tesi di controllo.
E' ancora presto per trarre dei risultati, perché il campo sperimentale è in funzione da appena un anno: "Per ora - precisa Bertaiola - sono emerse solo delle indicazioni: basteranno? Impossibile dirlo ora. Serviranno almeno altri 2/3 anni di sperimentazione". Sulla carta però i fondi regionali per la sperimentazione finiscono alla fine di quest'anno, ma c'è un certo ottimismo che il progetto verrà prolungato, vuoi perché non si parla di grosse cifre (si tratta in fondo di pochi filari, peraltro già allestiti, ndr), vuoi perché finora la Regione Veneto si è sempre dimostrata abbastanza ricettiva sul fronte della moria, facendo pressioni perché potesse essere riconosciuta come calamità (con tutto quello che ne consegue in ottica i estirpo) e attivando Misure del PSR ad hoc.