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Bologna: il carciofo non tradisce le aspettative e conferma prezzi interessanti

Dalla Sardegna arriva il Terom, dalla Sicilia il Violetto e una parte di Terom, dalla Puglia il Violetto e il Catanese; questo il panorama produttivo attuale del carciofo italiano sui mercati all'ingrosso.

"In questo momento c'è una buona offerta, ma il grosso della campagna d'acquisto non è ancora partita; il picco del consumo arriva solitamente dal 20 dicembre, con l'arrivo sul mercato anche delle mammole laziali e campane", spiega Roberto Piazza, direttore di Fedagromercati Acmo di Bologna.

Mancano ormai pochi giorni, mentre tra febbraio e marzo è atteso l'arrivo del Violetto toscano, un tardivo di colore più scuro e, sottolinea Piazza, "eccezionale dal punto di vista qualitativo".



Intanto però la stagione sta già regalando qualche soddisfazione ai grossisti. "Per ora – riprende Piazza – l'annata sta procedendo bene, i volumi ci sono: va meglio delle altre orticole che, ad eccezione di prodotti come il radicchio, registrano prezzi stagnanti". Del resto "negli ultimi anni il mercato del carciofo è sempre stato interessante e difficilmente ha creato problemi di prezzo; qualche centesimo l'ha sempre fatto guadagnare".

Parlando di prodotto di qualità extra, il direttore di Fedagromercati Acmo di Bologna precisa che "il carciofo Terom, consumabile anche a crudo, ha quotazioni elevate, tra gli 80 e i 90 centesimi di euro l'uno, ed è molto apprezzato. Il Violetto e il Catanese senza spine (oggi l'orientamento è verso carciofi senza spine ad eccezione di mercati come Milano, Genova e Torino dove lo Spinoso è storico, ndr), molto buoni per qualità e lavorati bene, oscillano tra 50/60 eurocent l'uno; poi troviamo una produzione non propriamente di seconda categoria, quella che noi definiamo primina, che sta sui 25/30 centesimi di euro al pezzo. Ultimamente, le quotazioni sono un po' scese per via del caldo, ma comunque si mantengono ancora molto interessanti".


Attività al Caab, il mercato all'ingrosso di Bologna (Foto d'archivio).

Tuttavia, nonostante i prezzi soddisfacenti e nonostante la stagione stia andando bene, qualche neo c'è. "Generalmente – commenta il direttore – chi conferisce carciofi al mercato all'ingrosso lo fa in confezioni da 20, 25 o 30 pezzi (che si vendono tutti in blocco, ndr); è così storicamente, ma sarebbe opportuno che i conferenti iniziassero a fornire anche confezioni da 10 e 15 carciofi, perché quando costano molto, tra i piccoli dettaglianti c'è sempre il timore di restare con delle rimanenze, dell'invenduto, acquistando una confezione da 30. Una di taglio più piccolo, invece, potrebbe essere recepita senza problemi", e senza il timore, per il dettagliante, di rimanere con dei carciofi invenduti, peraltro già pagati.

Un secondo neo viene invece dal versante 'culturale'. "Nel 90-95% dei casi – conclude Piazza – le uniche informazioni che si leggono sulle confezioni di carciofi che arrivano al mercato si limitano alla regione di produzione, Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna, ma questo dice poco, perché in realtà vengono da posti incredibili: manca il racconto sulla loro vera storia. Si dovrebbe iniziare a vendere di meno un semplice 'prodotto' e di più un'immagine".