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Ma costi dei prestiti e ricambio generazionale restano un limite

Nuove colture, nuove tecniche e nuova organizzazione del lavoro: cosi' il Giappone del post-tsunami si riprende l'agricoltura

Nel marzo 2011 il terremoto più potente della storia (da che ne viene registrata la magnitudo) con epicentro al largo delle coste giapponesi provocò un terribile tsunami che con un'onda di 7 metri d'altezza. Il cataclisma si lasciò dietro 16mila morti e distruzione, mettendo in ginocchio famiglie, industrie e anche l'agricoltura. A causa dell'ingresso nell'entroterra, per ben 4 chilometri, dell'acqua di mare, la salinizzazione del terreno aveva reso inutilizzabili 1.800 ettari di terreno agricolo, mentre i campi erano cosparsi di detriti, specie nei distretti della città di Sendai, l'area più colpita.


La spaventosa onda di tsunami divora la terra coltivata, recando con sé morte e distruzione. (Fonte: abcnews.go.com)

Appena 9 giorni dopo il disastro è iniziato il pompaggio dell'acqua fuori dai campi e la rimozione dei detriti; operazioni concluse a fine 2011, di modo che gli agricoltori potessero piantare di nuovo, sui primi terreni bonificati, già nella primavera 2012. Due anni dopo, a primavera 2014 l'agricoltura era ritornata su quasi tutti i terreni precedenti e le statistiche evidenziano che oggi la situazione agricola è migliore, anche in termini di profitto, di quanto non fosse prima dello tsunami.

Nel 2013 le vendite delle colture locali come riso, grano, soia e verdure nei tre distretti a Est di Sendai avevano superato il valore registrato nel 2010; e i motivi non mancano, come evidenziato in un reportage di Agenda, del World Economic Forum.

Per prima cosa le autorità locali hanno raggruppato i piccoli appezzamenti di uno o meno ettari che erano stati bonificati dal sale marino, questo per incoraggiare gli agricoltori a ritornare, avendo a disposizione dei lotti di terra che, essendo più grandi, potevano essere più redditizi e gestiti in modo più efficiente.

Inoltre sempre le autorità locali hanno organizzato singoli agricoltori in cooperative, offrendo finanziamenti, oltre che le attrezzature agricole necessarie (visto che la stragrande maggioranza era andata distrutta con lo tsunami di marzo 2011): "E' stata (anche) una buona misura per far fronte all'invecchiamento degli agricoltori locali e alla mancanza di successori", ha spiegato Noboro Iki, direttore del settore agricolo e forestale dell'ufficio per gli affari economici di Sendai.

Ma al di là degli interventi delle autorità locali, la tabula rasa provocata dal terremoto e dello tsunami è stata l'occasione per rivoluzionare l'agricoltura locale, con gli esperti e i tecnici di settore che hanno spinto molto l'acceleratore sull'innovazione, oltre che tecnica anche varietale. Piuttosto che sul riso, il cui consumo è in calo in Giappone, si è quini puntato maggiormente su produzioni di ortaggi come le verdure a foglia, da consumare localmente.

Così ha fatto la Michisaki Corporation, un'azienda che oggi produce in 4 serre idroponiche insalate, pomodori e fragole. La mizuna, una brassicacea nota anche come senape indiana o giapponese, viene venduta come ingrediente per insalate in tutti i punti vendita nella regione di Tohoku dal gigante dei convenience store 7-Eleven; le fragole invece vengono commercializzate sui mercati locali.


L'interno delle serre idroponiche presso la Michisaki Corporation, nel distretto di Sendai, il più colpito dallo tsunami del 2011 (fonte foto: Mitsubishi Corporation)

Attraverso la tecnica idroponica, la Michisaki Corp riesce a effettuare 20 raccolti all'anno e in media raccoglie 320 chili di verdure al giorno; e se 2 anni fa l'azienda impiegava solo 5 persone oggi ha 40 dipendenti e si sta espandendo nel mercato del bio. "Usando l'idroponica sotto sera - ha spiegato Mamoru Kikuchi, titolare dell'azienda - non abbiamo dovuto dissalare il terreno; inoltre, considerando l'andamento stagionale in Giappone, non sarebbe stato possibile altrimenti produrre verdure per tutto l'anno".

Nonostante tutto questo, però, sono ancora molto evidenti i segni e gli effetti dello tsunami e la ripresa generale non è arrivata; molti agricoltori sono morti senza un ricambio generazionale, oppure non hanno nessuna intenzione di tornare al lavoro nei campi nella zona di Sendai, e se il caso della Michisaki Corp è un esempio di speranza, altre aziende sono tornate operative, ma sono ancora in passivo per via della restituzione dei soldi ottenuti per ripartire.

Molte case sono ancora cumuli di macerie, mentre molti campi sono ancora cimiteri di detriti; sono evidenti i lavori e le costruzioni per realizzare barriere e rialzi per difendersi da altre, eventuali, onde future. Dopo il disastro del marzo di quattro anni fa le stazioni di pompaggio dell'acqua sono state tutte ripristinate e potenziate, fino a raddoppiarne la capacità. Per far fronte infine alla maggiore richiesta energetica dei nuovi impianti sono stati costruiti campi solari.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.agenda.weforum.org