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Per ogni bambino-soldato altri 400 nei campi

FAO: nel mondo lavorano 100 milioni di bambini-agricoltori

Nel mondo si stimano siano circa 250mila i bambini-soldato. Tanti, ma il loro numero impallidisce di fronte a un'altra forma di sfruttamento minorile, più diffusa e forse persino più anonima: quella dei bambini-agricoltori, che la FAO stima essere qualcosa come 100 milioni, tra ragazzi e ragazze, in tutto il mondo. Il 60% di tutti i bambini che lavorano sono destinati all'agricoltura, un impiego inappropriato per qualsiasi bambino: mette infatti a repentaglio la salute, la sicurezza e soprattutto toglie tempo all'istruzione.



Proprio la FAO cerca di sensibilizzare sul tema attraverso un'infografica che mette a confronto la storia di due coppie di bambini. Entrambe vivono in un'area rurale di un non specificato luogo della Terra - è una storia universale, che si adatta a ogni angolo del globo - ma se una è stata obbligata a lasciare la scuola molto presto, per dedicarsi ai campi, l'altra ha studiato e ne sono stati rispettati i diritti all'istruzione. Vediamo le due coppie di bambini e come crescono negli anni.

I bambini-agricoltori
Da piccoli, 6/8 anni, i due (nella foto a destra dall'infografica FAO) conciliano sia la scuola che l'agricoltura, ma quest'ultimo lavoro è troppo pesante per il loro fisico e gli effetti iniziano a vedersi solo qualche anno più tardi, tra i 9 e gli 11 anni, quando l'attenzione e i voti a scuola risentono della stanchezza accumulata durante il lavoro.

Poco dopo (12-14 anni) i due sono obbligati a lasciare la scuola e a dedicarsi full time ai campi. La loro vita passa così attraverso tutte le fasi della giovinezza fino alla maggiore età, quando i due sono 'intrappolati' nei campi, un lavoro senza sicurezze, rischioso, e dalla limitata capacità di crescita economica.

Tra i 20 e i 24 anni i due iniziano ad accusare tutti gli anni trascorsi chini sui campi: malattie croniche, disabilità e anche quando saranno più adulti saranno meno inclini a usare nuove o più moderne tecniche di coltura, a gestire meglio le risorse che hanno a disposizione, senza contare che le loro sono condizioni precarie e questo renderà perpetuo il ciclo di povertà all'interno della loro comunità rurale.

Se avessero studiato
I due (a destra dall'infografica FAO) hanno 6/8 anni e a differenza dei loro coetanei di cui scrivevamo poco fa non sono mai stati costretti a dividersi tra i campi e i banchi di scuola. Si dedicano solo a quest'ultimi; grazie a finanziamenti a pasti gratuiti nelle mura della scuola sono incoraggiati a proseguire gli studi con continuità.

Quando sono adolescenti iniziano ad approcciarsi all'agricoltura: solo poche ore al giorno e mettendo a frutto quello che hanno imparato, così da un lato contribuiscono all'economia famigliare e dall'altro diventano un po' più pratici con la vita nei campi.

A 15/17 anni si diplomano e possono mettere a frutto quello che hanno imparato sia a scuola sia nei campi, potendo così puntare a un impiego in agricoltura maggiormente qualificato. Raggiunta la maggiore età possono anche aspirare a un impiego che non sia necessariamente in agricoltura.

E tra i 20 e i 24 anni se i due ragazzi di prima iniziavano ad accusare gli anni trascorsi nei campi, quest'ultimi due sono in buona salute, sono produttivi e competenti nel proprio lavoro e da adulti le capacità apprese negli anni potranno essere d'aiuto alla propria comunità rurale liberando la famiglia d'origine dalla fame.

Riealborazione FreshPlaza su fonte www.fao.org