In fatto di concimi la media annuale del periodo 2010-2013 evidenzia, rispetto al periodo 1998-2005, valori inferiori del 34%, mentre è cresciuto l'uso di concimi a base di mesoelementi e microelementi, che si sono attestati su valori vicini agli attuali già dal periodo 2002-2005: l'uso dei primi è cresciuto di 5 volte, dei secondi di due, rispetto al periodo precedente. Gli organici di sintesi hanno invece registrato impieghi elevati fra il 2002 e il 2009 per poi tornare, nel 2010-2013, ai livelli del 1998-2001; mentre gli impieghi delle combinazioni fra minerali e organici di sintesi sono diminuiti costantemente dal 1998 al 2013 (-37% nell’ultimo quadriennio rispetto al primo).

L'impiego degli ammendanti è cresciuto sensibilmente più che triplicando (+210%) nel periodo 2010-2013 rispetto al 1998-2001. Ma ancor più rilevante è stato l'aumento dei correttivi: nel periodo 2010-2013 rispetto al periodo 1998-2001, ne sono stati distribuiti 14 volte di più.
Insomma, in soli 16 anni gli agricoltori hanno radicalmente cambiato gli interventi per la fertilizzazione dei terreni, riducendo le quantità di concimi utilizzati e incrementando invece l'impiego di ammendanti e correttivi, che ottimizzano la resa delle colture e limitano gli effetti del dilavamento degli elementi nutritivi con importanti benefici per l'ambiente.
Considerando un arco temporale più ampio, dal 1950 al 2013 questa rivoluzione nella fertilizzazione è ancora più evidente. Dopo anni di crescita dagli anni '90 l'uso di azotati è in calo, mentre dal 1950 al 2013 l'uso di fosfati è calato di 20 volte. Per contro i potassici sono cresciuti di 4 volte in 40 anni, dal 1950 al 1990, per poi calare vistosamente: nel 2013 se ne usano meno che nel 1950.
In fatto di uso di azotati i nitrati, anche in seguito alle norme contro l'inquinamento delle acque, hanno segnato un ritorno nel 2010 ai livelli del 1950, dopo essere triplicati fra il 1950 e il 1980. Il solfato ammonico è in declino dal 1980 e nel 2013 il suo uso è stato dell'85% inferiore al picco degli Anni '60. Per l'urea invece si sono registrate quantità in forte crescita fino al 1980, per poi avere riduzioni altalenanti fino ai nostri giorni.
Negli anni è calato poi l'uso di concimi minerali semplici fosfatici e potassici, così com'è calato l'uso dei concimi minerali binari e ternari.
Il calo nell'uso dei concimi è stato influenzato anche dal calo della superficie concimabile, scesa del 39% dal 1950 al 2010, così è importante andare ad analizzare i nutrienti apportati al terreno.
L'apporto medio annuale di azoto per ettaro ha raggiunto un picco di 86,5 kg/ha nel decennio 2000-2009, per poi attestarsi su 70,9 nel periodo 2010-2013. Quello di anidride fosforica si è costantemente ridotto fino ai 26 Kg/ha del triennio 2010-2013. L'ossido di potassio, dopo il picco di 31,6 Kg/ha nel decennio 2000-2009, si è attestato nel successivo triennio sui 22 kg/ha. Nel 2013, l'uso di tutti gli elementi nutritivi ha registrato valori sensibilmente inferiori a quelli dei periodi precedenti.
Dal 2000 al 2009 è cresciuta la sostanza organica distribuita per ettaro, che nel 2011 ha registrato un nuovo picco per poi decrescere nel 2012 e 2013 a livelli inferiori al 2007.
"Il quadro complessivo evidenzia - si legge nel report Csc - che gli agricoltori italiani, per il perseguimento di obiettivi economici e di salvaguardia ambientale, e grazie alla disponibilità di prodotti sempre più 'miratì, hanno, negli ultimi dieci anni migliorato gli interventi per la fertilizzazione dei terreni, riducendo del 12% le quantità complessive. Allo stesso modo hanno somministrato micro e meso elementi con maggiore attenzione e ridotto del 36% l'impiego dei concimi minerali di sintesi senza effetti negativi sulle rese e con riduzione dell'impatto ambientale. Infine hanno aumentato del 256% la distribuzione di ammendanti e correttivi, per migliorare le condizioni pedologiche in funzione della biologia delle colture e quindi incrementare la produttività".