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I problemi grossi sono arrivati con il progredire della stagione

Susine: all'inizio della stagione non era una debacle totale

"Per le susine questa è stata l'annata peggiore degli ultimi decenni": è lapidario Stefano Zocca, direttore del mercato ortofrutticolo di Vignola (MO), uno di quelli di riferimento per questo tipo di frutticola.

Per Zocca i motivi per cui la stagione delle susine è andata così male sono tre. Primo: "C'è stata – riprende – una sovrapproduzione perché il clima molto favorevole durante l'allegagione ha fatto sì che tutte le piante andassero a frutto. Così la produzione è stata di 3-4 volte sopra alla media". All'aumento di produzione è poi corrisposto un calo della qualità, soprattutto della pezzatura.


Attività al mercato ortofrutticolo di Vignola (MO).

Il secondo motivo è stata quella croce che ha afflitto tutte le frutticole estive: l'andamento climatico dell'estate perché, spiega il direttore del mercato di Vignola, "il consumo delle susine è legato molto alla stagione e al caldo. Senza una vera estate, la domanda è crollata". Infine, e siamo alla terza motivazione, "c'è la crisi economica – continua – con gli italiani che alle prese con le ristrettezze economiche hanno tagliato sul consumo di frutta, a partire da quella meno di massa, com'è appunto la susina".

A questo punto però serve un distinguo. Ad oggi la stagione delle susine è praticamente alle sue battute finali, ma da che è iniziata non sempre è stata all'insegna del segno rosso. Di fatti all'inizio la stagione non era una debacle totale. "In particolare – precisa Zocca – le varietà precoci e quelle più grosse non sono andate male: le susine europee, più facili da raccogliere e che hanno quindi costi di manodopera minori hanno spuntato anche tra i 50 e i 70 centesimi al chilo, e altre sono andate anche oltre. A giugno una vecchia varietà europea come la Ruth Gerstetter, un susina allungata, che si raccoglie a metà mese, è stata sempre sopra i 70 centesimi al chilo. Un'altra precoce come la Goccia d'Oro, una varietà gialla cino-giapponese, veniva venduta agli inizi della campagna, a giugno, a 70 centesimi, con punte anche di 80 centesimi, pure 1 euro al chilo".

I problemi grossi sono arrivati con il progredire della stagione e a luglio i prezzi hanno iniziato a calare. "Siamo scesi sotto i 50 centesimi al chilo – spiega Zocca – con punte minime anche di 20-30 centesimi. l'Amola, un'altra varietà gialla che era disponibile a luglio, era sul mercato con volumi incredibili, tanto che si faceva fatica a raggiungere i 50 centesimi al chilo. Idem per le partite di luglio della Goccia d'Oro, che oscillava tra i 40 e i 50 centesimi di euro al chilo, mai di più". Per alcune aziende si sono registrati cali dei prezzi anche del 30%.

Ora la stagione delle susine volge al termine, mancano solo le varietà tardive su cui è ancora presto per fare un bilancio: il problema però si sta spostando dai campi e dai mercati all'ingrosso alle celle frigo. "Immagazzinate – riprende il direttore – ci sono grandi quantità di frutta di tutti i tipi e soprattutto nelle celle frigo serve spazio per le pere". Ci sono diverse segnalazioni ad esempio di proprietari di celle frigo che stanno togliendo frutta come le susine per far posto alle pere. Ad oggi, spiega Zocca "non sappiamo ancora come sarà la loro stagione, perché il grosso della produzione di pere è ora in frigo e non ancora venduta e gli input che vengono oggi dal mercato sono molto aleatori: ci sarà una domanda di pere? Non ci sarà? L’unica cosa che possiamo dire è che anche per questo prodotto si verificherà abbondanza di offerta, perché anche qui c'è stata una sovrapproduzione".

"La speranza – spiega il direttore di Vignola - è che finisca l'embargo russo, perché la Russia aveva una caratteristica molto positiva pur importando relativamente poco dall'Italia: assorbiva un prodotto di bassa qualità che molto spesso altrove non si riusciva a piazzare e questo era perfetto. Non stiamo parlando delle susine, che sono un prodotto adatto solo a brevi viaggi, ma a prodotti che reggono bene i lunghi viaggi, come mele, pere e kiwi. In annate come queste, tale assorbimento da parte della Russia ci avrebbe aiutato".

La speranza viene ora dalla prossima stagione delle susine, che difficilmente sarà un bis di questa. "Un'annata come questa – conclude Zocca – era semplicemente ingestibile e non credo che si ripeterà, perché a meno di una rivoluzione climatica è altamente improbabile che si ripresentino contemporaneamente una stagione così perfetta durante l'allegagione e un'estate così bizzarra. C'è poi da dire che la pianta, dopo una produzione come quella di quest'anno, fisiologicamente l'anno prossimo produrrà di meno. Quel che è certo è che un'annata come questa è di quelle che vengono tolte dagli annuali statistici."