
La Ramassin eredita il suo nome dal termine dialettale che traduce quello della varietà cosiddetta "damaschina", legato a sua volta alla città siriana di Damasco, località originaria di coltivazione di questa particolare susina (da cui le derivazioni "Dalmasin o darmasin").
Parliamo di una cultivar talmente antica che le prime testimonianze si perdono negli archivi comunali del Saluzzese. "Un'indagine svolta dalla Scuola teorico-pratica 'Malva Arnaldi' di Bibiana (TO) – spiega il Direttore del CReSO di Cuneo, Silvio Pellegrino – cataloga e conserva in collezione due distinte tipologie genetiche di questa antica damaschina autoctona, tornata oggi di moda: il Ramassin di Saluzzo (diffuso in particolare sulle colline dell'altipiano saluzzese) e quello di Pagno (che prende il nome dall’omonimo Comune della Valle Bronda, uno dei territori di elezione della varietà)."

Proprio qui, nella Valle Bronda - caratterizzata da un microclima particolare e da terreni al di sopra dei 500 metri di altitudine – dal 2006 un gruppo affiatato di produttori ha iniziato a scrivere la storia della rinascita di questo prodotto.
Lo racconta a FreshPlaza Dario Morello, Presidente del Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso e della Valle Bronda: "Cinquant'anni fa, la piazza di Pagno (CN) rappresentava il mercato simbolo per antonomasia del Ramassin, che un tempo godeva addirittura di una sua unità di misura locale, cioè il 'palòt' (una piccola pala)."
Erano dunque i commercianti locali a governare in modo esclusivo la quotazione, e il sistema funzionò finché i prezzi non crollarono sotto il peso di una forte offerta, che destabilizzò la produzione fino a farla quasi sparire. "La riscoperta - continua Morello - è cominciata circa dieci anni fa, grazie all'unione di una dozzina di produttori, convinti del valore non solo commerciale di questo prodotto."
Piccola, ma grande: la susina Ramassin, come dimostra uno studio nutrizionale condotto durante l'iter del riconoscimento del Presidio, presenta infatti un contenuto di zuccheri medio di 9,6 gr per ogni 100 gr di prodotto, con un apporto calorico di sole 40 Kcal/100 grammi; il che la rende il frutto ideale per le diete volte alla riduzione del peso corporeo.
"Rispetto agli schemi alimentari per diabetici, inoltre, va tenuto conto dell'apporto glucidico di questo frutto - aggiunge Morello - che ha un contenuto di zuccheri semplici inferiore alla cosiddetta 'frutta zuccherina' (banane, cachi, fichi, uva, mandarini...), così come ne apporta un grammo in meno (sempre su 100 gr) rispetto alla susina comune. Degno di menzione è anche l'alto contenuto di potassio, ottimo nella prevenzione delle malattie del sistema cardiocircolatorio."
Dario Morello, Presidente del Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso e della Valle Bronda.
Ma la differenza sostanziale tra il Ramassin della Valle Bronda e la susina comune è data dal suo contenuto di fibra (7 grammi ogni 100 contro i soli 1,4 di una prugna normale) e di vitamina C (9,4 mg ogni 100 grammi contro i 5 mg della prugna classica). Infine, gli antociani – responsabili della caratteristica pigmentazione blu-viola dei frutti – rappresentano un antidoto naturale contro l'invecchiamento, e a favore del benessere generale dell’organismo.
"Portatrici di salute e dotate di un gusto unico – continua Morello – grazie alla polpa morbida, dolcissima e molto aromatica, insieme alla buccia sottile e al profumo pronunciato. Un 'pacchetto' di valori che, nel 2006, ci ha motivati ad aggregare i principali produttori nell'attuale Consorzio del Ramassin del Monviso e della Valle Bronda, il quale ha successivamente visto nella partnership commerciale con l'OP Ortofruit Italia di Saluzzo (CN) il canale adeguato per dialogare con un mercato più ampio, cioè quello della GDO italiana, che rappresenta il 90% della destinazione del prodotto fresco dei nostri consorziati."
Una scelta strategica, che ha determinato anche una piccola rivoluzione: a partire dalle stesse tecniche di raccolta, con l'introduzione di un sistema di reti sospese per impedire il contatto violento dei frutti con il terreno, oltre al passaggio dal plateau (cassetta) al cestino.
L'orientamento a una politica di severa qualità, garantita dal Consorzio stesso, sta dando i suoi frutti: "Benché stiamo certamente parlando di una piccolissima nicchia - spiega il Presidente - nell'arco di otto anni siamo passati da soli 5 ettari agli attuali 25; uno sviluppo esponenziale, testimoniato dal raggiungimento di 80 tonnellate di produzione in questa ottava annata di produzione, a fronte delle 20 tonnellate degli inizi."
Il presidente conclude: "Ma la scommessa non è ancora vinta: dopo il Nord-Ovest italiano (Piemonte, Liguria e Lombardia), vogliamo puntare a una campagna a livello nazionale, per far conoscere ad un pubblico più ampio questa piccola susina delle nostre vallate, dalle virtù così grandi."

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