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Francesco Salamini all'Accademia dei Georgofili

La creazione di super-piante e di ortaggi a ciclo continuo non e' un sogno

IlProf. Francesco Salamini, presidente dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige (TN), ha svolto una prolusione sul tema: "Genetica molecolare nel futuro delle innovazioni per l'agricoltura", in occasione della cerimonia inaugurale del 257mo Anno Accademico dei Georgofili, svoltasi il 16 aprile 2010 (vedi precedente articolo).

Attraverso un'accurata disamina delle nuove acquisizioni della ricerca genetica, il Prof. Salamini ha dimostrato che la possibilità di sviluppare piante adatte alle esigenze del futuro non è un sogno, ma è basata su evidenze scientifiche, tratte dall'immane lavoro di centinaia di migliaia di ricercatori, la cui voce tuttavia rimane spesso nell'ombra.

Per garantire il fabbisogno alimentare di una popolazione in crescita, in un contesto di cambiamenti climatici, sarebbe del tutto impensabile - spiega Salamini - immaginare di ritornare a metodi tradizionali di agricoltura, abbandonando quelli intensivi. "Al momento, 1,5 miliardi di ettari sono coltivati in forma intensiva. Se tornassimo al modello di agricoltura che esisteva prima del secondo dopoguerra, dovremmo arare nuove terre per un quantitativo tale da spazzare via un'enorme fetta di ecosistemi naturali", illustra Salamini.


La superficie mondiale attualmente coltivata è pari a 1,5 miliardi di ettari e la FAO stima che ogni anno vengano persi da 5 a 7 milioni di ettari per il degrado del suolo agrario. La soluzione però non può essere quella di arare nuove terre vergini, né di tornare a metodiche agricole post-industriali.

Secondo il Prof. Salamini, è ora di fare appello all'anima razionale dell'agricoltura, quella che viene definita "teorica" ma che non per questo è contrapposta alla "pratica"; anzi può rafforzarla e condurla a risultati fin qui mai raggiunti. Le basi scientifiche dell'agronomia si sono oggi estese a confini inimmaginabili, grazie alla conoscenza dei meccanismi molecolari che descrivono come l'informazione contenuta nel DNA (codice genetico) determini le prestazioni degli organismi viventi.

Caratteri genetici della super-pianta del futuro
Bisogna domandarsi per prima cosa quali caratteristiche delle piante siano migliorabili, mantenendo la loro coltivazione ambientalmente sostenibile. In base ai risultati fin qui ottenuti dalla ricerca, Il Prof. Salamini elenca le seguenti caratteristiche migliorabili:
1) Fotosintesi
2) Eterosi (fenomeno per cui spesso un ibrido è più produttivo rispetto ai suoi progenitori)
3) Apomissia (trasmissione di caratteri genetici per via asessuata, con mantenimento integro del DNA dalla pianta madre a quella figlia)
4) Perennialismo (il tratto genetico che rende una pianta perenne)
6) Resistenza a stress ambientali
7) Resistenza a parassiti e fitopatie.

Su queste caratteristiche, i recenti avanzamenti della ricerca scientifica hanno portato in luce, in tutto o in parte, i meccanismi genetici che vi sottendono. Ma se la comprensione delle ragioni genetiche di un tratto caratteristico fosse solo "teorica", saremmo ancora nella fase del sogno. Quel che il Prof. Salamini ha inteso invece dimostrare nella sua prolusione è che già oggi possediamo una "cassetta degli attrezzi" in grado di consentire non soltanto il miglioramento delle caratteristiche suddette, ma anche il loro trasferimento a piante che ne sono prive!


IlProf. Francesco Salamini, presidente dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige (TN) e Accademico dei Georgofili. (Foto: FreshPlaza)

Manipolazione genetica non invasiva
L'elemento di maggiore attualità emerso dalla prolusione del Prof. Salamini, e tale da disinnescare all'istante la polemica tra sostenitori e oppositori degli OGM, aprendo finalmente il campo all'innovazione, è quello collegato alla comprensione dei meccanismi di trascrizione, trasferimento e correzione di porzioni di codice genetico che già ora avvengono naturalmente all'interno delle piante.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, infatti, per introdurre in una pianta una mutazione di un tratto genetico per il quale si conosca a priori il valore agronomico, non è necessario per forza ricorrere agli OGM, ma si possono utilizzare i meccanismi esistenti in natura, con i quali l'RNA codifica, trasmette e corregge porzioni di DNA, per risequenziare una determinata frazione del genoma.

"In pratica - spiega Salamini - per correggere un gene del quale si conosce la sequenza, si introduce in una coltura un "mini-chirurgo" (oligonucleotide), del tutto simile a quello esistente in natura (RNA), in grado di apportare modifiche in regioni specifiche del DNA della pianta, ottenendo mutanti del tutto simili a quelli che si produrrebbero per mutagenesi naturale. Simili piante modificate, pertanto, non dovrebbero essere assimilate agli OGM".

Ortaggi a ciclo perenne e molto altro
Intensificare la resa produttiva delle coltivazioni agricole a parità di superficie coltivata è l'unica strada percorribile per rispondere al mutamento del fabbisogno alimentare dell'umanità, senza con ciò devastare gli ecosistemi naturali.

Il potenziamento e il trasferimento dei caratteri agronomici di interesse elencati sopra potrebbe già oggi consentire, per esempio, la creazione di ortaggi a ciclo perenne invece che annuale, con vantaggi non soltanto in termini di produttività, ma anche in termini di costi di lavorazione, dato che il terreno non necessiterebbe di arature annuali. Melanzane e pomodori si potrebbero insomma coltivare come le mele!

Ma la ricerca può condurre a molto altro: è il caso delle cosiddette "piante che risorgono" e cioè esemplari vegetali dotati di un particolare tratto genetico che consente una completa ripresa, nel giro di sole 24 ore, da uno stato di disseccamento totale.


Foto relative ad esperimenti con le "Piante che risorgono". Tra la situazione in foto B e quella in foto C - disseccamento totale e re-idratazione - sono trascorse soltanto 24 ore!

La voce dei tecnici e l'avanzamento agricolo
Il Prof. Francesco Salamini ha concluso la sua prolusione con una preoccupazione, quella relativa al fatto che al giorno d'oggi la voce dell'agronomo non si senta più, in quanto gli avanzamenti della ricerca scientifica difficilmente vengono veicolati al di fuori degli ambienti accademici. Solo ridando voce alla tecnica, invece, potranno essere disegnate strategie di ampio respiro, in grado di tradurre in realtà quel che troppo spesso viene considerata "semplice" teoria.

Per maggiori informazioni:
Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige
Via E.Mach, 1
38010 San Michele all'Adige (TNn) - Italy
Tel.: +39. 0461.615 126
Fax: +39. 0461.615 161
Email
Web: www.iasma.it