"Anche quest'anno il nostro reddito sarà pressoché azzerato, in quanto non abbiamo produzione o quasi. A questo punto, forse conviene abbandonare gli impianti, per evitare altre spese inutili. Oppure, abbatterli del tutto? Non so, noi coltivatori di pere siamo disperati e non sappiamo più cosa pensare".
È questo il grido d'allarme di Bruno Martini di San Prospero (Modena). "Coltiviamo oltre 30 ettari di pereto – dice Martini – e la passione non è mai mancata. Purtroppo, negli ultimi anni quel che manca è il reddito. E non lo dico per lamentarmi, ma per portare l'ennesimo esempio di come sia bistrattata la nostra categoria di agricoltori. Si dice tanto che l'agricoltura è finanziata, ma di certo noi agricoltori di soldi ne vediamo ben pochi".
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Martini in tutto ha un'azienda di oltre 300 ettari. Riguardo alle varietà, solo la pera William sembra mantenere una minima possibilità di fare reddito. "Confermo che la William, almeno nella mia zona, esprime una certa produzione, al momento, e questo permette di andare avanti con le operazioni colturali, sperando di ottenere un reddito dopo la raccolta".
"Invece, varietà come Santa Maria e Decana sono praticamente azzerate, mentre Conference e Abate sono pochissime, poche centinaia di chili all'ettaro. Che fare, quindi? Se si abbandonano gli impianti, risparmiamo le spese, ma poi si corre il rischio di vedere compromessa per sempre la produzione. Forse dovremmo cambiare indirizzo colturale? D'altronde, sono ormai 5-6 anni che con il pero si hanno solo spese e nessun guadagno".
Le pere del 2024 sono liquidate fra 0,45 e 050 euro/kg. "Con questa cifra, come si fa a mandare avanti l'azienda? Ci fossero ancora i costi di 15-20 anni fa, allora poteva essere ragionevole, ma con le spese attuali alle stelle, e i problemi produttivi dovuti alla mancanza di molecole efficaci contro malattie e insetti, si tratta di liquidazioni che non danno reddito".