Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Parla l'agronomo Francesco Perri sulle sfide del settore

Clementine comune: il gusto da solo non basta più per ottenere un guadagno adeguato

Le tradizionali Clementine comuni coltivate in Italia rappresentano ancora più del 70% dei circa 30.000 ettari del totale patrimonio clementicolo nazionale, e producono mediamente 500 - 600.000 tonnellate/anno. La Calabria, per estensione e vocazione, risulta essere la regione con la maggiore superfice dedicata, seguita da Puglia e altri areali del sud Italia, isole comprese.

Agli sgoccioli della stagione 2023/24, l'agronomo calabrese Francesco Perri, citrus scientist specialist, ha voluto fare il punto. "Tali frutti pregiati, che hanno rappresentato e dovrebbero rappresentare la spina dorsale dell'economia dei territori di produzione, se raccolti nel periodo ideale di maturazione, senza tentare di prolungarne magicamente la campagna di raccolta oltre il tempo fisiologico, rappresentano indiscutibilmente un'eccellenza assoluta per il palato dei consumatori, nonché il riferimento gustativo degli agrumi nella loro totalità. Al contempo, però, le clementine comuni, sovrane nel gusto, si confermano tristemente le suddite più autentiche per la tasca dei produttori, alquanto stremati visti gli scarsi risultati economici ottenuti in ogni angolo dove esse vengono coltivate. I motivi ormai sono stati ampiamente discussi, e al momento rimangono tali. Lo stesso accadeva in Spagna con le Clemenules, oppure in Puglia con la tradizionale Uva Italia, che in passato ha rappresentato una delle più importanti fonti di ricchezza per i produttori locali, i quali stanno ora riconvertendo i vigneti con cultivar molto più remunerative e di recente introduzione".

Perri aggiunge ancora: "In virtù della felice professione che svolgo da qualche decennio e quindi della conoscenza dei diversi territori di coltivazione, posso testimoniare che, nonostante la clemenza del meteo che ne ha posticipato il deterioramento rispetto agli anni precedenti, fatta eccezione per qualche sparuta nicchia fortunata, il risultato economico si può definire tutt'altro che trionfale. C'è infatti da mettere in conto anche la significativa percentuale di scarto, dovuta alla somma tra piccoli calibri e notevoli danni estetici sul frutto causati da un aggressivo e incontenibile attacco di acari, mai verificato in precedenza. Dunque, è ovvio che la tradizione non basta mantenerla, ma bisogna continuarla e fortemente aggiornarla, affrontando insieme il cambiamento necessario con intelligenza e capacità. Altrimenti, gli altri Paesi competitor continueranno sempre più indisturbati in quello che è un evidente e veloce percorso di crescita". (Nella foto in alto: frutti di scarto, visibili i danni provocati da acari)

L'esperto spiega che, laddove non si fa innovazione, il sistema aziendale non può funzionare: "E' solo attraverso progetti di ricerca, in agrumicoltura come in ogni altro settore produttivo, che si possono ottenere cose nuove interessanti e conseguente prosperità. Proprio come accaduto in Italia, nel 2017, tramite una convenzione pubblico-privata tra il Crea-OFA di Acireale e l'O.P. Armonia di Battipaglia: allora abbiamo avviato un progetto esclusivo di ricerca, la cui mission è il miglioramento genetico del Clementine e l'ottenimento di Mandarino-simili pigmentati". (In foto a lato: frutti di Perrina raccolti il 15 gennaio 2024).

Un lavoro che ha già dato un primo importante risultato, che consiste nel risanamento e valutazione del nuovo clone di Clementine denominato Perrina, dal cognome del costitutore Francesco Perri, responsabile e coordinatore della parte di assistenza in campo dell'intero progetto in convenzione. (In foto sotto: a sinistra, frutti di Perrina al 25 gennaio 2024. A destra, pianta di Clementine Perrina di 2 anni).

"Tra una settimana - riprende Perri - si completerà la raccolta (vedi articolo del 27/02/2023) del primo impianto situato nell'azienda Paloma in agro di Eboli (Salerno). Il quantitativo totale sarà di circa 80 tonnellate: una produzione limitata, che si sta commercializzando nella GDO italiana sotto il marchio di fascia premium Dolce Clementina. Importanti i nuovi spunti emersi e relativi ai tre diversi portinnesti utilizzati, in merito agli aspetti della colorazione della buccia e del profilo gustativo, già verificato in passato su richiesta di una importante catena italiana di retail, da tempo interessata alle forniture. Dati, questi, che saranno oggetto di una futura divulgazione tecnico-scientifica e che ci permetteranno di proseguire spediti nel nostro progetto, che ha come protagonista un agrume orgogliosamente italiano, ottenuto per mutazione spontanea dal sovrano clementine comune".

Per maggiori informazioni:
Dott. Agronomo Francesco Perri
+39 338 4164800
[email protected]