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L'agronomo Corrado Vigo: "Vento freddo a maggio e piogge abbondanti invernali tra le cause"

Cascola di arance nella Piana di Catania

In alcuni agrumeti della Piana di Catania, in Sicilia, si osservano oggi effetti evidenti di un problema che si ripresenta ciclicamente, ma che ogni volta riapre le stesse ferite: un andamento climatico avverso, con piogge abbondanti invernali e venti freddi in primavera. Di conseguenza, si verifica la cascola anomala dei frutticini di arancio, un fenomeno che quest'anno sta interessando diverse contrade, con intensità variabile.

"Alcune zone sono nella norma, ma in altre la perdita è significativa. Ci sono casi in cui la produzione è andata persa quasi del tutto", spiega Corrado Vigo, agronomo ed esperto del settore. "Le lamentele non mancano, e purtroppo le osservazioni sul campo confermano: si registrano riduzioni anche del 50-60%. Ma al momento è un dato non facile da stimare".

Una cosa è certa, però: alla base del fenomeno ci sono fattori climatici ben precisi. Prima una fioritura abbondante e promettente, poi l'arrivo di piogge insistenti tra marzo e aprile, e infine venti freddi nella prima settimana di maggio. "In quel momento, i frutticini erano appena allegati – spiega Vigo – ed è bastata una corrente fredda per provocare necrosi e aborto dei frutti. A distanza di settimane, si è assistito a una cascola diffusa, visibile a terra, ma anche al diradamento dei frutti sulle piante".

Secondo l'agronomo, la situazione attuale non è una novità assoluta: "È un fenomeno già visto. Ricordo bene annate come il 1995, il 2003 o il 2013, in cui l'inverno precedente era stato molto piovoso, e in primavera erano arrivati venti freddi. Quest'anno è accaduto lo stesso. E la memoria storica del settore è fondamentale per riconoscere i segnali". Inoltre, nell'ultima settimana di giugno 2025, una vasta area che va da Mineo a Caltagirone ha registrato grandine di intensità 'imponente'. "Per ciò che ho visto e anche dalle immagini che mi hanno inviato, ho potuto constatare l'enormità del danno, con rami e frutti colpiti: sembrava davvero di essere tornati indietro di trent'anni. I danni sono paragonabili a quelli del 1995".

Eppure, non tutto è negativo
"Dove la produzione è rimasta, la pezzatura sarà buona grazie alla minore competizione tra frutti e alla disponibilità idrica. Gli invasi come il Pozzillo, che è parzialmente riempito, assicurerà almeno tre-quattro turni di irrigazione. Il lago di Lentini invece, essendo pieno, potrebbe garantire un'estate intera di irrigazione.

Vigo osserva anche un altro elemento positivo: il ricambio varietale in corso negli ultimi anni. "Molti vecchi impianti sono stati sostituiti con nuove varietà più produttive e resistenti. Parlo ad esempio del Tarocco Ippolito, Rosso, Lempso, ma anche di alcune arance bionde. È un segnale di vitalità che fa ben sperare".

Restano però i problemi strutturali
"In quarant'anni, non è stato fatto nulla per affrontare sul serio il tema della siccità. In Egitto, intanto, hanno realizzato quattro dissalatori da 150 milioni di metri cubi, hanno canalizzato le acque e hanno reso fertili zone desertiche. Noi, invece, restiamo fermi". Il riferimento all'Egitto non è casuale: "È ormai un competitor serissimo, con costi inferiori e una logistica efficiente. Lo vediamo in Europa, dove la Grande distribuzione organizzata è piena di agrumi egiziani. Se vogliamo restare sul mercato, dobbiamo puntare tutto sulla qualità, sulle varietà distintive e sulla narrazione del nostro territorio".

La prossima campagna delle arance, insomma, si annuncia a due velocità: buona per chi è stato risparmiato dagli eventi climatici estremi, drammatica per chi ha perso tutto.

Per maggiori informazioni:
corvigo.blogspot.com