Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Intervento di Luca Corelli Grappadelli, docente universitario

"Varietà club, dare il giusto valore ai produttori"

Nuove varietà e vendite: il tema del riconoscimento del valore lungo le filiere attira l'attenzione degli addetti ai lavori. Dopo la pubblicazione dell'articolo relativo al convegno alla fiera Marca (cfr. FreshPlaza del 17/01/2024) sono giunte diverse prese di posizione. Una molto autorevole è quella di Luca Corelli Grappadelli, docente universitario.

"Ho letto l'articolo 'La GDO chiede uno stop alla frammentazione varietale', dove compare la dichiarazione Le varietà club non devono essere una 'roba da ricchi', ma avere comunque un prezzo che non si discosti troppo dalle consolidate.

Luca Corelli Grappadelli

Mi domando, da parte terza, ma comunque interessata e documentata, che valore dare a queste parole. In questi giorni acquisto al supermercato clementine comuni sfuse a 2,3 - 2.5 €/kg, e mi risulta che ai produttori - in Basilicata, perlomeno - venga corrisposto un prezzo di 0,30 - 0,35 € al kg, circa 8 volte meno di quello che paghiamo noi.

Per chi conosce la storia, la corsa alle varietà club è stata motivata dal modello di business "disponibilità limitata" di una referenza fortemente richiesta, che nasceva proprio per arginare l'inarrestabile corsa al ribasso delle quotazioni imposte dal settore distributivo sulle "varietà tradizionali".

Non penso che i produttori italiani abbiano ancora molto a cui possono rinunciare, per continuare a produrre in perdita, prima di gettare la spugna e consegnare noi consumatori a truffe, contraffazioni, e in generale un impoverimento della nostra possibilità di nutrirci di frutta prodotta secondo i più rigorosi standard qualitativi al mondo.

"Non riesco a capacitarmi del perché si continui a negare il giusto riconoscimento del contributo del settore primario alla creazione di valore nelle filiere", conclude il docente.