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Voce alla GDO con "Parole d'ortofrutta" di Giancarlo Amitrano

Altro che tombola, quest'anno si gioca al 'toto' ortofrutta di Natale

Che ortofrutta ci porterà questo Natale? E' tempo di preparativi in vista delle imminenti feste che normalmente portano, oltre a gioia e convivialità familiari, anche una ventata di consumi e volumi aggiuntivi tanto attesi quanto temuti, almeno fino all'ultima ora di 'ventilazione colli' del 23 notte, prima della meritata pace della tavola!

Ma la vera incognita è che tipo di ortofrutta avremo per questo Natale e in che quantità, perché da più fronti le notizie sono passate in breve tempo da moderatamente caute a dichiaratamente pessimistiche.

E se il segmento frutta non desta particolari preoccupazioni, a eccezione del problema calibri per le arance con un'ormai conclamata carenza di quelli più sostenuti, la vera preoccupazione è in ambito ortaggi, dove la disponibilità di prodotto scarseggia senza segni di miglioramento su tutti i fronti da almeno due settimane.

Per le verdure a foglia e le insalate a cespo, si vedeva come punto di svolta il passaggio dal campo aperto alla serra per supplire alla scarsa qualità e a volumi al tracollo ma in realtà, allo stato dei fatti, i volumi continuano a latitare; fortunatamente, i difetti fogliari sembrano rientrati almeno in parte.

Sul mondo brassiche invece la situazione rimane critica, con volumi ridotti in tutti gli areali nazionali, dall'alto Lazio alla Campania fino alla Puglia; e purtroppo anche i cugini della penisola iberica lamentano le medesime difficoltà.

Il paradosso, a detta di tutti i produttori, è che i trapianti sono in linea con la passata stagione, ma la resa alla raccolta è praticamente nulla, con i frutti che rimangono dormienti senza andare in pezzatura. A ciò si aggiunga il timore di un risveglio generale repentino, con la necessità improvvisa di riversare il prodotto sul mercato oltre a quello di riscontrare problematiche di virosi o similari, a causa della giacenza oltremodo prolungata sui terreni.

Di fatto comunque sarà una delle prime volte che sui volantini delle feste non troveremo cavolfiori o cavoli romaneschi a garantire il contorno di fine pasto, fatte salve poche insegne temerarie e sprezzanti del pericolo a smentire il tutto.

Che poi, promo o non promo, per alcune regioni particolarmente vocate ai consumi della tradizione, l'importante sarebbe potersi almeno assicurare le quantità necessarie a soddisfare il fabbisogno, perché rifugge da ogni più catastrofica previsione la possibilità di non avere un broccolo romanesco sul tavolo di un laziale, un'insalata 'forte' alla mensa dei partenopei, una cimarapa al desco di un pugliese.

Non ho volutamente citato la Sicilia nelle precedenti righe perché ormai l'insula felix sembra vocata al pessimismo cosmico e parlare di previsioni con i produttori locali è ormai come fare un tour nel primo cerchio dell'inferno dantesco, il limbo dell'agricoltura: tutti aspiranti produttori, ma commercianti per sopravvivenza.

In un editoriale precedente si palesava l'opportunità, o meglio necessità, di cominciare a tarare gli assortimenti in base alle disponibilità, piuttosto che alle griglie classiche di stagionalità; ebbene sembra che queste festività ci porteranno proprio a ragionare in tal senso e a verificare oggettivamente se le riposte di acquisto sapranno adattarsi a questo nuovo concept o se alla mancata disponibilità corrisponderà un'assenza più o meno totale di ritirato alternativo.

Come sempre, smentite o conferme arriveranno a fuochi terminati anche se, altrettanto come sempre, con il senno del poi non si risana nulla, neanche la fossa dell'orgoglio ferito.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros

(Rubrica num. 32)