Il Capo Occidentale sta lentamente venendo fuori dalla stagione invernale. Nella 36ma settimana è nevicato di più ed era prevista nuovamente pioggia per il fine settimana. Ora che però i frutteti sono in fiore, i coltivatori e gli impollinatori vorrebbero che facesse un po’ più caldo.
A destra: mele Pink Lady confezionate a Ceres
"Sono ormai diversi anni che la primavera è fredda, ma almeno le nostre dighe sono piene", dice Thomas Mouton, responsabile delle pomacee della CoreFruit.
Lo scorso novembre, la grandine ha danneggiato i raccolti di mele e pere nella zona di Ceres, dove viene coltivata la maggior parte delle pomacee commercializzate dalla CoreFruit.
"Quest'anno, la maggior parte dei produttori di pomacee non ha avuto grandi raccolti, a causa della grandine, la cui intensità e ampia distribuzione non hanno precedenti. In media, i prezzi sono stati decisamente migliori rispetto allo scorso anno, soprattutto per tre ragioni: la pressione sull’offerta, non solo in Sudafrica ma in tutto l’emisfero australe; la catena dei costi, di cui il trasporto marittimo rappresenta la componente principale, pur essendo migliorata rispetto allo scorso anno, quando i costi logistici avevano raggiunto il picco; e il tasso di cambio".
Il Rand sudafricano si è notevolmente indebolito e, nei giorni scorsi, un dollaro americano equivaleva a 19,22 rand.
La chiusura del mercato di Taiwan è una grande perditaNonostante la riduzione dei volumi, la CoreFruit continua a confezionare mele e pere immagazzinate nelle celle ad atmosfera controllata e riuscirà a superare l'anno.
"È stata la nostra prima stagione completa di invio di pere in Cina. A volte ci sono stati prezzi buoni, ma è un mercato nuovo in cui abbiamo imparato molto sulle esigenze dei consumatori, in termini di cultivar e quantità. L’aggiunta della Cina è molto positiva per il nostro settore, ma non è una soluzione miracolosa. Bisogna sempre garantire che la qualità sia quella giusta e che venga immessa sul mercato al momento giusto".
Thomas sottolinea che la domanda dall'India è stata più elevata (non è sempre stato possibile soddisfarla a causa della minore offerta disponibile), ma la chiusura di Taiwan per le mele sudafricane, per motivi fitosanitari, è stata una grande perdita soprattutto per la varietà Fuji.
La mela è di gran lunga il frutto più consumato in Sudafrica, con un consumo pro capite di 4,83 kg. "Si spera che possa aumentare, ma la realtà è che la frutta rimane un bene di lusso e, secondo la nostra esperienza, quando i tempi sono difficili, le persone escludono la frutta dal loro paniere della spesa".
Detto ciò, secondo Thomas, il mercato sudafricano non è andato male, soprattutto perché l’offerta è stata limitata e, di conseguenza, i prezzi medi sono più alti.
"Le quotazioni più elevate delle mele hanno significato profitti migliori per le aziende agricole, e questo è positivo. Il costo della catena di fornitura rimane incredibilmente alto. Un esempio è l’aumento di questa settimana dei costi del diesel, che ha un grande impatto sui costi agricoli, di imballaggio e raffreddamento, soprattutto durante la riduzione del carico", conclude Thomas.Per maggiori informazioni:
Thomas Mouton
CoreFruit
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