Era già chiaro prima dell'avvio che la campagna drupacee 2023 sarebbe risultata anomala sul fronte quanti-qualitativo e commerciale, ma che invece ci fosse uno scarso interesse in Europa per il prodotto italiano, questa è una variabile che gli operatori non avevano preventivato.
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Claudio D'Alba, CEO della Plantis Group, società pugliese fornitrice di grossisti e catene della Gdo estera, ritorna a precisare che, da un mese a questa parte, nulla è cambiato nelle esportazioni, se non la fisiologica riduzione dei prezzi. "C'è una timida movimentazione delle drupacee italiane verso i mercati europei. Si prosegue con grande fatica. I buyer esteri continuano a preferire pesche, albicocche e nettarine provenienti da Spagna, Grecia e Turchia, poiché le quotazioni sono più basse del 20-30% rispetto alla merce locale".
"Tale situazione commerciale poco chiara e verificabile per le drupacee - continua D'Alba - ci ha costretto a concentrarci maggiormente sull'uva da tavola, un articolo che sembra darci più garanzie e soddisfazioni in termini di domanda e prezzi (+10% rispetto allo stesso periodo de 2022). Di certo, le vendite di albicocche, pesche e nettarine proseguiranno, ma certamente non rappresentano la nostra priorità".
Al momento, le varietà di uve vendute dalla Plantis Group sono quelle tradizionali, come Victoria, Black Magic e Red Globe provenienti dagli areali siciliani. "Stiamo inviando più di 50 pedane a settimana prevalentemente nei mercati Scandinavi, nell'attesa di partire anche con le cultivar seedless pugliesi, i cui tagli dovrebbero iniziare tra una decina di giorni. Anche per l'uva la concorrenza (egiziana) si fa sentire, ma è sicuramente meno aggressiva e poco convincente rispetto a quanto sta accadendo invece per le drupacee, anche perché la qualità dei grappoli italiani sembra notevole".
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